“Un laboratorio dove le relazioni originano idee e le idee cultura”, questo è Ritmo, il nuovo Centro Culturale Indipendente di Catania. All’interno di una città fluttuante, emblema dello spazio che ha cambiato funzione e che non è più statico, ma dinamico, l’associazione ha l’intento di promuovere la contemporaneità nei suoi molteplici aspetti.
I protagonisti sono dei giovani artisti, curatori, grafici, creativi e addetti ai lavori che hanno deciso di mettersi insieme e generare, attraverso i loro singoli progetti, delle opere condivise. Ritmo, ha una natura multidisciplinare e ospiterà corsi, musica dal vivo, mostre e sarà dotato di un bookshop, con libri in vendita e in consultazione. Il primo lavoro del Centro è avvenuto il 12 gennaio con la presentazione del catalogo, in edizione limitata, Hologram/canecapovolto. Il secondo incontro si è svolto il 20 dello stesso mese con il workshop Arduino, a cura di Andrea Sartori. Ritmo è la declinazione dei seguenti nomi, che corrispondono con i fondatori: Fabrizio Cosenza, Marco Mangione, Andrea Mangione, Valentina Lucia Barbagallo, Livio Lo Po’ e Giuseppe Mendolia Calella.
A parlare di questo e della sua passione per la street art è stato Marco Mangione, in arte Gue .
Quando è nata la tua passione per la street art?
La passione è nata nell’estate del 2004, tramite un amico, che mi fece conoscere i graffiti, prima di allora non mi ero mai accorto di essi, erano come invisibili, camminavo per la città senza alcun interesse ai muri e ai loro disegni. Da ragazzino mi ricordo solo parolacce e disegnacci nei bagni della scuola, l’unico ricordo giovanile riguarda una hall of fame sui muri del carcere, una murata che raccoglieva nomi importanti, precursori del graffitismo a Catania, oggi quella murata non esiste più. Quando ho iniziato non esisteva il termine street art, esistevano solo quei personaggi che si distaccavano dal graffitismo convenzionale, gente che mi ha subito affascinato, che oltre gli spray usava pennelli, rulli ed acrilici e i soggetti rappresentati non erano esclusivamente lettere, ma disegni che stravolgevano le logiche di base.
Da cosa nasce il tuo nome d’arte “Gue”?
Nel mio caso lo pseudonimo di Gue deriva da un percorso infantile, era un nome in codice con il quale mi chiamavano i compagni di giochi, esce fuori da duelli con spade di legno e battaglie d’arance, roba da bimbi!
“Pupa” è il soggetto che rappresenti nelle tue produzioni, perché questa scelta?
Poco dopo l’inizio della mia esperienza in strada capì che i disegni e i personaggi avrebbero preso il sopravvento sul lettering, ero stimolato dall’esigenza di creare un’identità indipendente, che vuole esserci a prescindere dal suo autore, un’icona di un mondo parallelo, un carattere con una fisionomia riconoscibile e coinvolgente. La prima Pupa compare nei miei bozzetti nel 2006, era un periodo in cui disegnavo molto, ispirandomi ad una mia cara amica nasce Pupa Guè, prima bambola di pezza, poi personcina, con una vita sua.
Da poco hai iniziato la collaborazione con altri artisti fondando “Ritmo”. Cosa vi ha spinti ad iniziare questa collaborazione? Quali progetti avete in cantiere per i prossimi mesi?
Ritmo nasce dall’esigenza di avere uno spazio in comune, gestito da persone che si occupano di cose diverse. L’idea è quella di stimolare tramite attività di workshop, esposizioni, live set e progetti tra i più disparati. A mio avviso dovranno essere accessibili ad un pubblico diverso e che di solito non va alle mostre d’arte contemporanea, e viceversa, ponendo su piani ufficiali fenomeni definitiunderground, presi a volte poco in considerazione. Stiamo allestendo un bookshop con pubblicazioni indipendenti, fanzine, libri d’artista. A febbraio attraverso una mostra inaugureremo uno spazio espositivo noi dello studio Brevidistanze, Giuseppe Mendolia Calella e Fabrizio Cosenza, con dj set curato dal progetto Garage, Blatta + 1984. Tra gli artisti saranno presentiFederico Lupo di Zelle Arte Contemporanea e un ospite a sorpresa per quanto riguarda la street art. Il tutto sarà intervallato da incontri di lettura, presentazione di pubblicazioni e progetti sonori. Personalmente vorrei evitare uno spazio monotematico, mi piacerebbe spaziare tra cose diverse, senza essere spersonalizzanti, ma uniti da un gusto comune all’insegna di qualcosa di fluido, fresco e frizzante.