Parte oggi, nell’ambito della laurea magistrale in Scienze Linguistiche dell’Università di Torino, il corso “Linguistica medica e clinica”. Primo nel Paese il corso si indirizzerà in questa fase iniziale agli studenti del dipartimento di studi umanistici, ma si sta già lavorando perché in futuro esso sia accessibile anche agli iscritti in area medica.
Oggetto di analisi sarà la linguistica medica, la quale, applicata a un metodo linguistico testuale, abbraccerà l’intero campo della comunicazione nel settore medico-sanitario. Nello specifico, quindi, si affronterà la fondamentale questione della relazione tra medico e paziente e, ancora, si studierà il discorso più adatto in un contesto terapeutico, individuando gli strumenti utili alla comunicazione durante l’atto medico e la logica dell’informazione cittadino/paziente.
Si entrerà poi nel vivo del corso, trasferendosi su un versante più strettamente clinico inerente ai casi di “disfunzionameno” linguistico in condizioni di psicopatie. Si cercherà, quindi, di osservare e descrivere tutti quegli aspetti che il linguaggio assume in pazienti affetti da psicosi, autismo e sindrome di Alzheimer, ma anche in patologie estranee al settore psichiatrico e neuropsichiatrico.
Il corso proseguirà sino al prossimo 7 giugno e sarà tenuto dalla docente di linguistica italiana all’Università di Torino, Raffaella Scarpa, presidente, tra l’altro, del Gruppo di Lavoro “Remedia” (lingua medicina malattia). Il corso si pone come un punto d’arrivo in seguito a un lungo periodo di ricerca e sperimentazione, che, negli anni, ha avuto luogo grazie a diverse esperienze d’insegnamento presso il Polo di Medicina del San Luigi di Gonzaga a Orbassano. A completamento del periodo di lezioni in aula, sarà possibile svolgere dei tirocini pre-laurea della durata di 150 ore presso delle strutture sanitarie convenzionate con Remedia.
“I tirocinanti svolgeranno attività di osservazione e supporto, imparando le tecniche di discorso e proponendo nuove modalità di interazione alla luce dei loro studi. – spiega Raffaella Scarpa – Lavoreranno in stretta collaborazione con gli operatori e direttamente con i pazienti allo scopo di raccogliere testi e testimonianze da sottoporre ad analisi, proponendo nuovi metodi di raccolta dati.”
Il progetto non a caso avrà, infatti, un ruolo formativo, al fine di creare nuove figure di professionisti della parola da inserire in contesto sanitario e provviste di competenze e strumenti innovativi a partire dalla linguistica medica e clinica.