Provare una nuova ricetta, dipingere e cantare sono attività semplici che spesso non prendiamo particolarmente sul serio, ma per uno studio dell’Università di Otago, dovremmo attribuirgli decisamente più importanza. Il motivo ha a che fare con la felicità.
Non è segnata in rosso sui calendari, ma il 20 marzo è una giornata da ricordare e perché no, da festeggiare. È la Giornata Mondiale della Felicità, ricorrenza indetta dall’ONU già nel 2012. Una buona occasione per capire a che punto sono arrivati gli studi su questo tema.
- L’età della felicità arriva dopo i 40 anni. Nonostante i primi acciacchi e l’inizio del declino cognitivo, alcuni ricercatori della University of California San Diego School of Medicine, hanno verificato che è proprio questo il periodo più felice della vita. Infatti le età ‘critiche’, quelle più stressanti, sono quelle tra i 20 e i 30 anni, poi man mano che si entra nella mezza età, ogni anno o decade che si aggiunge significa maggiore felicità.
- Esiste una mappa (genetica) per raggiungere la felicità? È quello che stanno ipotizzando i ricercatori coordinati da Meike Bartels e Philipp Koellinger, dell’Università di Vrije ad Amsterdam. Secondo la ricerca, sarebbero tre le varianti genetiche coinvolte nella felicità, di cui due legate ai sintomi della depressione e l’altra costituita da 11 punti del genoma correlati a nevrosi. Una sorta di mappa di quei geni che contribuiscono a sperimentare la sensazione di benessere.
- I più felici del mondo sono i norvegesi. Sono loro ad essersi aggiudicati il primo posto nel World Happiness Report 2017, seguiti dagli abitanti di Danimarca, Islanda, Svizzera, Finlandia, Olanda, Canada, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Le grandi economie mondiali rimangono fuori dalla top ten e l’Italia si piazza 50esima per il secondo anno consecutivo. Secondo lo studio, i dieci paesi con il maggiore calo nella valutazione della vita generalmente sono soggetti ad un insieme di tensioni economiche, politiche e sociali. Tra questi infatti figurano anche Grecia, Spagna e la nostra penisola; alcuni dei paesi dell’Eurozona più colpiti dalla crisi.
- La ricerca più lunga sulla felicità ha 76 anni. Il messaggio più evidente che otteniamo da questo studio è che a mantenerci più sani e felici sono le buone relazioni sociali. Robert Waldinger, professore di Harvard, alla fine del 2015 ha esposto i risultati della ricerca, affermando: “Le relazioni sono caotiche e complicate e il duro lavoro di prendersi cura della famiglia e degli amici, non è né sexy, né popolare. Dura tutta la vita, non finisce mai”. Un’attività difficile, ma a cui vale proprio la pena dedicarsi.