Se siamo infelici e poi per qualche motivo diventiamo felici – magari per un nuovo amore – secondo uno studio del 2014 anche un amico che vive nel raggio di un paio di chilometri da noi ha il 25 per cento di probabilità in più di essere felice; il lato negativo, hanno scoperto i ricercatori, è che gli studenti universitari costretti a dividere la stanza con colleghi depressi corrono maggiormente il rischio di essere “contagiati” dal loro modo di vedere la vita.
Quando si dice che l’ansia è un fenomeno diffuso ci si riferisce a chi ne soffre in modo evidente, a chi presenta dei sintomi psichici o fisici. Tuttavia esiste un’ ansia sommersa che colpisce un buon numero di individui ma che resta invisibile. O meglio: si manifesta, ma non sulla persona da cui essa origina, bensì su chi la circonda, in particolare i familiari e più di tutti il partner. Come è possibile? L’ansioso scarica sugli altri il suo stato di ansia. È stato anche dimostrato che vedere una persona stressata, perfino una sconosciuta, è sufficiente per far salire il nostro livello di cortisolo. Da un punto di vista evoluzionistico, questo non dovrebbe sorprenderci. Dopotutto se nel nostro raggio visivo c’è qualcuno che ha l’aria allarmata come se una tribù di razziatori nemici stesse per attaccarci alle spalle, probabilmente è perché stanno arrivando sul serio, nel qual caso essere allarmati a nostra volta può salvarci la vita. “L’ansia è conduttiva”, scriveva il designer Mike Montero in un suo vecchio saggio che qualche settimana fa è tornato al centro dell’attenzione online. “Vuole viaggiare da una persona all’altra”. Nel suo studio di progettazione vige una regola: smettetela di adottare le ansie degli altri.
Immaginiamo adesso il corridoio delle nostre università all’apertura dell’appello di un esame: decine e decine di studenti nervosi accalcati al caldo davanti alle aule a borbottare ripassi dell’ultimo minuto, ad imprecare e a sbuffare ansiosi accanto ai loro colleghi. Questo atteggiamento di ansia e di nervosismo non aiuta senz’altro né colui che lo prova, né coloro che gli stanno accanto. Il malessere serpeggerà tra gli studenti finché non troverà una valvola di sfogo in un ragazzo che non si presenterà o che scoppierà in lacrime.
Pertanto, quando vi sentite nervosi e ansiosi riflettete su questo: l’ansia è un mostro che vi divora, ma divora anche coloro che vi stanno accanto. Se è stato scientificamente provato che le onde magnetiche caratteristiche di lamentela e chiacchiera spengono letteralmente i neuroni dell’ippocampo preposti tra l’altro alla risoluzione dei problemi, sicuramente l’ansia sortirà un effetto simile. Perciò calmatevi e cercate alternative più salutari.