Il prossimo 15 settembre alle 18:30, sarà inaugurata presso la Galleria d’Arte Moderna di Catania la mostra “La cultura e il diavolo. L’arte di Giuseppe Fava tra impegno civile, politico e intellettuale”, curata da Vittorio Ugo Vicari. L’evento, promosso dalla Fondazione Giuseppe Fava e dalla famiglia del giornalista, è organizzato in collaborazione con il Comune di Catania e con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti.
La mostra potrà essere visitate fino a giorno 6 gennaio 2026, e dal lunedì al giovedì dalle ore 16:00 e fino 20:00. Venerdì e sabato ore 16:00 – 21:00.
Una mostra interamente dedicata i giovani
La mostra ad ingresso gratuito rappresenta una vera e propria occasione di conoscenza e riflessione, soprattutto per i più giovani. “La mostra è rivolta a chi non ha conosciuto Giuseppe Fava e forse non si è mai chiesto perché a Catania esista una via a lui intitolata”, queste le parole della nipote Francesca Andreozzi, presidente della Fondazione.
A dir la su anche il sindaco Enrico Trantino, che ha definito l’iniziativa “un ponte tra generazioni, uno spazio in cui il passato torna a interrogarci, indicando strade di impegno e responsabilità ai ragazzi, affinché crescano nei valori della legalità e della convivenza civile”.
Ripercorrere le principali tappe di Giuseppe Fava
L’allestimento della mostra, firmato da Vittorio Ugo Vicari, si ispira allo stile narrativo dei grandi tragici greci e ripercorre le principali tappe della vita di Giuseppe Fava, fino al suo tragico assassinio avvenuto il 5 gennaio 1984. Il percorso espositivo si basa principalmente sui materiali custoditi nell’Archivio storico Giuseppe Fava di Gravina di Catania, e pone particolare attenzione a un lato meno noto della figura di Fava: la sua produzione artistica.
L’identità visiva della mostra è stata ideata da Gianni Latino, direttore dell’Accademia di Belle Arti, e si fonda sulla parola “Cultura” rappresentata in un contesto grafico volutamente complesso da decifrare. Questo elemento visivo simboleggia le difficoltà che la cultura ha incontrato nel farsi spazio nella Sicilia del dopoguerra, ma i segni bianchi disseminati nel progetto grafico diventano un segnale di speranza e riscatto.











