La Corte di Cassazione ha deciso: le multe messe tramite autovelox non “omologati” sono nulle. Se gli autovelox sono soltanto “approvati” le multe non sono valide e neanche la decurtazione dei punti dalla patente.
L’omologazione degli autovelox
I magistrati sono andati contro l’ordinanza n.12924/2025, che ha accolto il ricorso di un automobilista sanzionato per eccesso di velocità rilevato da un dispositivo mancante di omologazione. La Corte di Cassazione ha respinto la tesi secondo cui la taratura periodica degli autovelox, divenuta obbligatoria dopo la sentenza della Consulta n. 113/2015, sarebbe sufficiente a garantire l’affidabilità dello strumento, superando la distinzione tra approvazione e omologazione.
I magistrati sostengono si tratti di due procedure distinte e necessarie per la legittimità delle sanzioni. L’approvazione, nello specifico, attesta la conformità di un dispositivo a specifiche tecniche. L’omologazione, invece, controlla se il prototipo dell’autovelox possiede le caratteristiche costruttive e funzionali essenziali richieste dal codice della strada. Senza entrambi i passaggi la sanzione risulta nulla, illegittima. Inoltre nell’ordinanza si chiarisce che la taratura periodica dell’ apparecchio non sostituisce in alcun modo l’omologazione: questa resta una condizione obbligatoria per la legittimità della sanzione.
Il decreto
Gia lo scorso marzo il governo aveva emesso un decreto riguardo l’omologazione di tutti gli apparati di controllo, autorizzando solo quelli vidimati dal 2017, provvedimento prima approvato poi stoppato. Il test voleva disciplinare l’insieme di multe e ricorsi degli automobilisti e associazioni, prevedendo lo spegnimento temporaneo degli autovelox più vecchi, in attesta che siano conformi alle nuove regole.
Questo decreto di fine marzo prevedeva che tutti i dispositivi autovelox approvati dal 13 giugno 2017 in poi si dovessero ritenere omologati. Nelle ultime settimane ci sono state delle divergenze sui dispositivi tra il ministro dei trasporti Matteo Salvini e l’Anci, inoltre il titolare del Mit aveva inviato una l’etera al presidente dei comuni, Gaetano Manfredi, per chiedere un censimento dettagliato dei dispositivi dell’intera nazione.













