Una nuova notizia scuote il mondo della politica siciliana: dopo il botta e risposta sulle presunte dimissioni di Schifani della scorsa settimana, poi prontamente smentite dal presidente della Regione, in Sicilia è arrivata un’inchiesta sulla droga. Infatti, è notizia recente l’arresto di Mario Di Ferro, gestore del ristorante Villa Zito e già soprannominato il “pusher dei vip”. Questo perché, l’accusa rivolta a Di Ferro è di aver ceduto cocaina a vari clienti appartenenti alla “Palermo bene”, tra i quali spiccherebbe l’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè che però non è indagato al momento.
Secondo quanto rilevato dalle indagini, Miccichè sarebbe andato a prendere la cocaina con l’auto blu della Regione Siciliana, con tanto di lampeggiante acceso. “Prima di potere dire qualcosa – ha dichiarato Miccichè – devo capire cosa c’è nell’inchiesta in cui non sono indagato, ma posso dire che sono dispiaciuto per Mario Di Ferro: è un caro amico che conosco e frequento da moltissimi anni. Andavo alla sue feste che erano sempre molto divertenti, frequentate da tantissima gente e dove non ho mai visto della droga. Escludo in maniera categorica – ha poi continuato Miccichè – che io mi muova in macchina con lampeggiante acceso. Considero molto più importante nella mia vita di essere stato onesto, non avere mai fatto male a nessuno, non avere mai rubato un centesimo. Poi ognuno di noi qualche errore nella vita lo ha fatto. L’importante è essere a posto con la propria coscienza, e io lo sono”.
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In particolare, il gip Antonella Consiglio ha disposto una misura cautelare per sei persone alle quali vengono contestati, a vario titolo, diversi episodi di vendita e cessione di droga a clienti. L’inchiesta è coordinata dal procuratore del capoluogo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.
Le indagini sono scattate in seguito ad un’intercettazione disposta nell’ambito di un’altra inchiesta. Da queste, gli investigatori hanno riscontrato che il ristoratore era protagonista di una intensa attività di vendita di cocaina a una selezionata clientela. Diversi episodi di cessione di droga sono stati accertati, così come la complicità nell’attività di spaccio di Gioacchino e Salvatore Salamone, già condannati in un’inchiesta simile tra i clan mafiosi palermitani. Sarebbero proprio loro i fornitori di Di Ferro mentre tre suoi dipendenti sarebbero stati usati come pusher. Sia i Salamone che i dipendenti sono adesso indagati: mentre per Di Ferro sono scattati i domiciliari, per i Salamone è stata avviata la custodia cautelare in carcere, e per i tre dipendenti di Villa Zito è stato imposto l’obbligo di firma.