L’arrivo della pandemia ha rotto alcuni equilibri solidificati nel tempo, tra questi vi è anche il lavoro. Se prima bisognava uscire di casa per recarsi al lavoro, adesso molti settori si svolgono completamente online o al 50% in presenza. Tra queste categorie ci sono le attività didattiche, scolastiche e formative per finire con i servizi erogati dagli uffici comunali e caf.
Lo smartworking, sinonimo di lavoro agile e telelavoro, ha cambiato il modus operandi di molte persone, tra cui lavoratori e studenti, con la creazione e l’uso di piattaforme e siti dedicati su cui poter svolgere la propria mansione. Secondo un’indagine condotta da Rete del lavoro agile, il 95% degli intervistati ha dichiarato che vorrebbe continuare a lavorare tramite remoto. Lo smartworking, dunque, sembra che ci accompagnerà anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria e per questo motivo si dovrà pensare ad una adeguata legislazione, che chiarisca le idee sul diritto di disconnessione, l’uso e i costi degli strumenti utilizzati e la sicurezza.
In un’intervista ad Huffington Post, Simone Cagliano della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha detto che al momento la situazione lavorativa si trova nel limbo e non esiste una vera e propria tipologia per classificare le modalità del lavoro non in presenza. “Quello che stiamo facendo oggi è un ibrido tra smart working e telelavoro – ha dichiarato Cagliano -. Il telelavoro è di matrice europea, è più datato come normativa. Il lavoro agile è regolato dalla legge 81 del 2017. Durante questo periodo emergenziale, il governo ha richiamato questa legge”.
Lo smartworking prevede per legge un’alternanza tra lavoro in presenza, e quindi in azienda, e in altri luoghi extra aziendali. Il telelavoro, invece, si svolge in un luogo stabilito, che spesso è la casa del dipendente, e fuori dalle strutture aziendali. In Italia lo smartworking durante l’emergenza sanitaria spesso è stato inteso come lavoro a qualunque ora, senza nessun limite perché tanto si è a casa. Molti lavoratori hanno avuto problemi di disconnessione dalla rete e spesso sono stati accusati dai loro superiori di voler saltare i propri obblighi. Da qui deriva la necessità di una legislazione di queste nuove modalità di lavoro che si stanno affermando e che probabilmente faranno parte del nostro futuro.
Il tema dei pro e dei contro è stato parecchio dibattuto. Tra i pro del lavoro da casa è stato annoverato il risparmio (dei mezzi per recarsi in azienda, dei costi del pranzo per finire ai costi legati ai capi da abbigliamento, nello specifico divise, completi e tailleur da dover indossare).Tra i contro, invece, risiedono i costi di gestione del lavoro online, come l’apparecchiatura indispensabile (pc, tablet, modem, connessione internet) che per legge il datore non è costretto a fornire. Secondo uno studio pubblicato su Scientific Reports di Nature, è emerso, inoltre, che chi lavora da casa e vive da solo, molto spesso avverte i primi sintomi di ansia e di depressione, poiché viene meno il contatto esterno con gli altri.