La mattina dell’8 marzo la cittadina tedesca di Karlsruhe si è svegliata tappezzata di assorbenti con su scritte delle frasi, le più diverse: «Gli stupratori violentano persone, non vestiti», «Vagina mia, scelta mia», «Il mio nome non è “baby”», «Saresti carina se….No».
Il filo comune che le unisce? La lotta contro il sessismo e contro la violenza sulle donne.
Infatti, su tutte, la frase che ha fatto il giro del web è: «Immaginate se gli uomini fossero disgustati dallo stupro come lo sono dal ciclo».
Se c’è chi accusa Elonë di aver sprecato prodotti di igiene personale che avrebbe potuto donare a donne poco abbienti, c’è chi invece ha apprezzato e condiviso il suo gesto, un gesto scaturito dalla voglia di denunciare, in maniera diretta, originale e di sicuro impatto, una piaga che ancora oggi, nel 2015, colpisce la nostra società.
E quale simbolo migliore se non un assorbente? Un oggetto che ci rappresenta, ma troppo spesso considerato un tabù. Basta pensare alle tante pubblicità in cui il sangue sui tamponi diventa blu e un processo naturale quale quello delle mestruazioni viene trattato come un problema imbarazzante e di cui vergognarsi.
Gli assorbenti, attaccati nei posti più in vista della città, pali, insegne, cartelloni pubblicitari, bacheche e così via costringono i passanti a riflettere sul corpo delle donne, troppo spesso visto solo come oggetto da perseguitare o su cui perpetrare atti di violenza, invitandoli a considerare la donna un essere, non superiore né inferiore, ma alla pari dell’uomo.
In fondo, femminismo non vuol dire odio nei confronti degli uomini ma rispetto reciproco, uguaglianza e attenzione.