Gli anni di studio che hanno portato al conseguimento della laurea possono essere recuperati ai fini contributivi: si tratta di una notizia che nel 2018 ha fatto il giro dell’Italia e ha suscitato la curiosità di molti. Riscattare la laurea è possibile attraverso un’apposita procedura, tuttavia non è molto utilizzata visti i suoi alti costi. Vediamo i dettagli
Quali lauree si possono riscattare
Non tutti i titoli di studio possono essere utilizzati per il riscatto. Possono essere riscattati, a parte la Laurea triennale e la Laurea Magistrale, i diplomi universitari, i diplomi di laurea, i diplomi di specializzazione post-laurea e i dottorati di ricerca. È possibile riscattare anche i titoli AFAM (alta formazione artistica e musicale) se si conseguono il diploma accademico di secondo livello, il diploma di specializzazione o il diploma accademico di formazione alla ricerca. Valgono anche i titoli conseguiti all’estero. In più, a fronte di un versamento di un contributo per ogni anno da riscattare, anche gli inoccupati possono riscattare gli anni di laurea.
Due i requisiti fondamentali: i periodi che si vogliono riscattare non devono essere coperti da contribuzione obbligatoria o formativa; per ottenere il riscatto, bisogna aver versato almeno un contributo obbligatorio nell’ordinamento pensionistico in cui viene richiesto il riscatto stesso.
Riscatto flessibile
Tempo fa, era circolata l’ipotesi di rendere gratuito il riscatto. In realtà, alcuni casi di riscatto gratuito esistono già. Con la legge di bilancio dello scorso anno è previsto il cumulo gratuito dei periodi contributivi per tutti gli iscritti a due forme di assicurazione obbligatoria. Allo studio del governo ci sarebbe allo studio un riscatto flessibile: dovrebbe essere il lavoratore a scegliere quanti anni riscattare, abbassando così i costi.