E’ proprio quel che si direbbe un lavoro a regola d’arte. Come definire altrimenti il poco ortodosso tentativo di chiudere una porta con una sedia conficcata nella maniglia? Utilizzando il gergo di Andrea Dipré, l’intervistatore e critico d’arte più conosciuto e discusso dal popolo di Youtube, si potrebbe definire un’opera d’arte mobile: così era stata classificata Sasha Grey. Ma cosa c’è più “mobile” di una sedia? Inoltre si potrebbe parlare anche di arte “catafratta”. Già, perché giocando con il significato letterale ed etimologico del termine (composto di κατά “fino in fondo” e φρακτός “coperto, protetto”, rispettivamente da φράσσω “coprire, proteggere”secondo wikipedia), ci ritroviamo di fronte ad un ex aula adibita a ricevimento dei professori difesa strenuamente da una sedia in plastica. E pensare che a pochi metri dal corridoio del monastero dei Benedettini dove è custodito “il capolavoro” si trova l’Aula Magna che lo scorso 19 novembre ha ospitato Vittorio Sgarbi. Chissà quale sarebbe stata la reazione del famoso critico d’arte. Agli studenti di arte contemporanea dotati di senso d’umorismo spetta ora il compito di recensire questa splendida opera. Sperando che si tratti di un allestimento temporaneo e non di una mostra permanente.
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