“L’Etna: solo una gigantesca sorgente di acqua calda!”: è il titolo provocatorio di un recente studio pubblicato da un docente di vulcanologia dell’Università di Catania. Si tratta di Carmelo Ferlito che, con la sua pubblicazione su Earth-Science Reviews, ha suscitato non poco scompiglio tra esperti e amanti della “Muntagna”, la grande madre, venerata dai catanesi, che troneggia su tutto territorio etneo.
L’Etna, si sa, è un vulcano atipico e alcuni dei suoi misteri continuano ancora ad appassionare gran parte degli studiosi. Da una di queste anomalie, proprie del nostro vulcano, prende le mosse la ricerca del professore Ferlito: l’Etna emette molto più gas di quanto dovrebbe. Le quantità di gas o di vapore acqueo emesse, infatti, dovrebbero essere commisurate alla quantità di magma prodotto, ma i gas prodotti quotidianamente dal nostro vulcano non trovano corrispondenza con le eruzioni. Come si spiega?
L’interpretazione che il mondo scientifico ha finora dato di questo fenomeno è che parte del magma che tenta di salire in superficie, ad un certo punto, perde pressione e non riesce a fuoriuscire. Questa ipotesi, però, non convince pienamente Ferlito, il quale sostiene che, in ogni caso, la quantità di magma è insufficiente per spiegare la grande quantità di gas emessa. La spiegazione del vulcanologo, perciò, allontanandosi dalle ipotesi avanzate finora, suppone che la fonte dei gas sia un’altra.
Parlandoci del suo studio, il professore ci spiega che lo scopo della sua ricerca è quello di mettere in evidenza come “i rapporti molari di gas e basalto siano di gran lunga spostati verso i primi. Attraverso i calcoli delle moli di gas e delle moli di basalto sono riuscito a ricostruire il magma in profondità e quello che ne viene fuori è molto interessante, infatti presento un modello di magma in cui la parte meno densa e quindi più leggera sta in basso mentre quella più pesante e più viscosa sta in alto. È un modello totalmente contro intuitivo che, però, riesce a spiegare molto bene una serie di fenomeni vulcanici e geofisici”.
Le conseguenze di questa ipotesi sulle conoscenze che abbiamo finora del nostro vulcano sarebbero, secondo Ferlito, enormi, ma il professore ci tiene a precisare come non abbia mai avanzato l’idea che l’Etna – come riportato su gran parte delle riviste che hanno riportato lo studio – non sia un vero e proprio vulcano. “È un’assurdità che io non ho mai detto, scritto o pensato”, sottolinea, chiarendo così un punto importante di quella che – al di là della provocazione del titolo – vuole porsi come una ricerca con obiettivi scientifici ben precisi. “Da questa nuova visione del magma possono nascere tantissime ricerche, e non solo nel campo della vulcanologia, che potranno portare a loro volta nuove interpretazioni della natura per come la conosciamo”.
Ma quali sono le reazioni del mondo scientifico nei confronti di questo studio? Di certo, la ricerca di Ferlito ha già fatto parlare di sé suscitando numerosi dibattiti e reazioni. Secondo il professore, “si tratta di un’ipotesi molto innovativa perché possa essere digerita facilmente” e, nonostante la pubblicazione sia troppo recente per fare un bilancio, le reazioni sembrano confermarlo. “Certamente all’inizio avrò delle reazioni negative. In genere il mondo scientifico tende a rigettare le novità e a porsi in maniera molto, a volte troppo, conservativa. Ma questo fa parte del gioco, in qualche modo me lo aspetto”, conclude il vulcanologo.
A tal proposito, alla luce delle difficoltà che il mondo accademico presenta, soprattutto in Italia e in Sicilia, abbiamo infine chiesto al professore Ferlito un consiglio per i giovani e le giovani studenti che vogliono cimentarsi, dall’ambito scientifico a quello umanistico, nel campo della ricerca: “Certamente è difficile…” – ammette il ricercatore – “Ma se posso dare un consiglio è quello di perseverare nelle proprie idee e di non mollare mai”.