La UIL Scuola Sicilia denuncia, per il prossimo anno scolastico 2025/2026, un taglio di oltre 600 docenti. A determinare questo calo, la perdita di alunni, stimata per la Sicilia in 8.496; si passerà così da 659.007 a 650.511 alunni.
La denuncia del sindacato
Come denuncia il sindacato: “L’organico degli insegnanti in Sicilia, per l’anno scolastico 2025/2026, è in forte riduzione. Dati alla mano il taglio dei posti è di 637 docenti, di cui 34 unità mantengono ancora la riserva“. Nelle singole province siciliane, i tagli saranno i seguenti: 115 a Catania, 100 a Palermo, 85 a Messina, 75 a Trapani, 70 a Siracusa, 65 ad Agrigento, 55 a Ragusa, 37 a Caltanissetta e, per finire, 35 a Enna.
Il Segretario Generale della UIL Scuola Sicilia, Claudio Parasporo, spiega: “Questo dato evidenzia un impoverimento del servizio educativo, aggravato dalla scarsità di investimenti per rispondere ai bisogni reali degli studenti, in particolare quelli con disabilità o necessità educative speciali. Inoltre l’organico in deroga per il sostegno in Sicilia comprende oltre tredicimila insegnanti aggiuntivi. Ciò significa che il fabbisogno reale di personale specializzato è enormemente superiore rispetto agli incrementi previsti, che risultano irrilevanti rispetto alle necessità effettive“.
Parasporo, inoltre, richiama l’attenzione soprattutto sulle aree più svantaggiate della regione, “dove sarebbe necessario un maggiore investimento per ridurre il numero di alunni per classe e migliorare le condizioni di apprendimento”. Queste le parole del Segretario: “Occorre una programmazione più attenta che tenga conto delle esigenze specifiche delle scuole siciliane e delle sfide poste dallo spopolamento e dalla distribuzione degli studenti sul territorio“.
Le parole del segretario generale Cgil Sicilia
In senso analogo si esprime la Flc Cgil Sicilia, tramite il suo segretario generale, Adriano Rizza: “Il calo demografico e il dimensionamento scolastico imposti dal governo stanno impoverendo la scuola pubblica siciliana. La perdita di quasi 8.500 studenti nel prossimo anno scolastico è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Questo è l’effetto combinato del calo delle nascite e delle scelte miopi del governo nazionale, che ha avviato un processo di ridimensionamento scolastico che penalizza le scuole del Mezzogiorno e, in particolare, la nostra regione. Una logica puramente numerica che ignora le reali esigenze dei territori, soprattutto di quelli più fragili e a rischio spopolamento”.
Il taglio degli organici provoca, non soltanto una riduzione evidente dei posti di lavoro per docenti e personale Ata, ma anche un effetto negativo sulla qualità della didattica e sulle condizioni di lavoro nelle scuole.
Rizza mette in luce la necessità di un cambio di rotta: “Occorre ridurre il numero di alunni per classe, per garantire una scuola inclusiva e di qualità, e investire concretamente nei territori interni e montani, contrastando lo spopolamento e sostenendo la presenza di presìdi scolastici diffusi e accessibili“.