Il ponte sullo stretto è da sempre un argomento molto dibattuto ad ogni elezione politica ed è fonte di dibattito dal 1876. Tuttavia, la discussione riguardo la realizzazione del collegamento non è solo una questione politica ma soprattutto sismica. Secondo uno studio del 2021, che analizzava i fondali marini dello Stretto di Messina e sulla sismo-tettonica dell’area, si è rilevato che il ponte si troverebbe sulla possibile faglia da cui ebbe origine il devastante sisma del 1908. Inoltre, come riportato nello studio, la faglia potrebbe scatenare terremoti di magnitudo 6.9.
L’area risulta altamente sismica, motivo per cui molti progetti non hanno visto la luce. Nonostante ciò, nel 2005 fu fatto un bando internazionale, vinto da un’impresa italiana. Il progetto avrebbe visto impiegati 118.000 persone per un costo di 2,9 miliardi di euro, solo per il progetto. Oggi quella cifra sarebbe triplicata. L’opera prevedeva la metro di Messina, le opere di sistemazione idrogeologica per le montagne circostanti, le strade di accesso alle strutture per far passare treno e macchine.
Il progetto
Anche il governo Draghi ha ripreso il discorso, in particolare, nel 2021 era stato affidato alle Ferrovie dello stato un nuovo studio di fattibilità del progetto. La proposta giunta era per un ponte a campata unica o a più. L’ultima relazione sostiene che “sussistono profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche in presenza del previsto potenziamento e riqualificazione dei collegamenti marittimi (collegamento dinamico)”. Alla fine, il progetto per un ponte a campana unica venne abbandonato, nonostante tutte le approvazioni ottenute.
Si punta quindi su un ponte a tre campane: si prevedono due antenne basate sui fondali molto profondi dello stretto, basandosi sugli studi precedenti risalenti agli anni ’90. Rimane in mano al nuovo esecutivo la scelta sulla realizzazione del ponte e in quale modalità.