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Negli ultimi giorni il mondo sembra essere cambiato. Dallo scorso 24 febbraio, giorno in cui si è dato il via all’invasione russa, non si parla, non si può più parlare soltanto di pandemia: tutti guardano al conflitto tra Russia e Ucraina, e alle conseguenze di questo.
La maggior parte degli uomini resta in Ucraina a combattere con l’obiettivo di frenare l’avanzata delle truppe del Cremlino, mentre donne e bambini tentano di fuggire.
E a questo sconvolgimento stanno assistendo, per mezzo di incredibili immagini ed impressionanti racconti, altri Paesi e altri popoli. Questi sono giunti anche in Sicilia, così fino a Catania, scatenando immediatamente una straordinaria ondata di solidarietà ed una generale mobilitazione.
Già lo scorso 26 febbraio migliaia di cittadini si sono riversati in Piazza Federico di Svevia per dimostrare pubblicamente la propria vicinanza al popolo ucraino e schierarsi contro la guerra. Tale presidio di pace, organizzato dalla Rete Catanese #Restiamoumani #Incontriamoci, non era destinato a rimanere qualcosa di isolato.
Nelle scorse ore anche a Piazza Roma si è tenuta una Manifestazione per la pace, organizzata dalla comunità ucraina. Questa si aggiunge alle migliaia tenutesi in Occidente.
La manifestazione
Una delle piazze più importanti del capoluogo etneo, almeno per qualche ora, ha “cambiato tonalità”: dal primo pomeriggio di ieri, sabato 5 marzo, si è tinta di azzurro e giallo, colori identificativi del popolo ucraino e caratterizzanti bandiere sventolate, fiocchi indossati, e cartelloni mostrati.
Ad aprire l’incontro è stata una preghiera, recitata insieme ai partecipanti da Padre Egidio Calì, Parroco della Comunità Ucraina. Successivamente la Dottoressa Yuliya Dynnichenko, Presidente dell’Associazione I Nuovi Confini a capo della Comunità Ucraina cittadina, ha rivolto un messaggio ai propri connazionali presenti.
“Ci sono tantissime persone che ci sostengono in Sicilia. Al momento questa è una novità ma noi dovremmo rimediare a tutto ciò che accadrà dopo ed essere forti, chiedere che non ci dimentichino – ha affermato la Dottoressa Yuliya Dynnichenko – . Ad oggi noi stiamo insegnando a tutto il mondo cosa significhi proteggere la libertà, all’Europa cosa significhino le parole del nostro inno e noi sacrificheremo il nostro corpo ed anima per la libertà. Dobbiamo collaborare tutti: noi qua stiamo bene, ma voi sapete come stanno male in Ucraina.
Perciò più forza, più partecipazione – ha incitato – : io vi chiedo solo questo. Lo so che siamo stanchi, che non abbiamo dormito e che abbiamo pianto tanto in questo periodo ma non dobbiamo mollare perché, anche se torneranno i nostri parenti, comunque tanta gente continuerà ad aver bisogno di noi. In questi otto anni il popolo ucraino ha dimostrato di essere unito”.
Un altro organizzatore ha sottolineato quanto importante sia, in un momento di guerra, manifestare pacificamente e affinché questa situazione possa fermarsi.
La presenza dei siciliani
Gli ucraini hanno condiviso stesso spazio e stesse ore con i siciliani: alcuni di questi ultimi hanno anche espresso il proprio pensiero pubblicamente.
“Otto lunghi anni di guerra nei quali, in tutti i modi, abbiamo cercato di riferire dell’esistenza di questa, ma nessuno ha ascoltato – ha dichiarato Carmela – . I diritti umani sono stati violati non oggi, ma da anni.
Oggi, per interessi economici, la guerra è venuta fuori per tutto il mondo. Questo non è giusto. In un mondo che ha costruito ponti per creare la pace, dopo la Seconda Guerra Mondiale, questo non doveva avvenire. L’Ucraina fa parte dell’Europa, l’Ucraina è Europa e questo non può accadere tra popoli che si dichiarano pacifici.
E grazie soltanto a uomini di buona volontà che si ha solidarietà nei confronti dei cittadini ucraini che sono uomini come noi. Siamo tutti uguali, siamo tutti gente di questo mondo e abbiamo tutti il diritto di vivere in pace. Nessuno deve venire a rompere la pace perché questo significa romperla per tutti. Soffrono gli ucraini, e soffriamo anche noi.
La vita conta prima di tutto, prima dell’economia e degli interessi personali – ha continuato la donna – . La vita è un diritto primario, sancito dall’ONU, e morire non è giusto per nessuno: è violazione di una regola internazionale riconosciuta in tutto il mondo. Stop, quindi, alla guerra“.
Carmela non era per certo l’unica italiana in Piazza Roma: qui termini della lingua ucraina si mescolavano facilmente a quelli del dialetto siciliano. Ma cosa ha spinto i cittadini di Catania, più in generale dell’Isola, a partecipare?
“Credo che non importi se si tratta dell’Ucraina, dell’Italia o della Russia, non è giusto fare guerra a nessuno – ha sostenuto Marina, giovane della siciliana, ai microfoni di LiveUnict – . Non è giusta la morte di innocenti, quella di bambini. Non è giusto che tutto il resto sia passato in secondo piano: penso, per esempio, ai bambini oncologici sposati dagli ospedali. Quelle sono reali priorità e non si può ridurre tutto a una politica che ferisce chi non c’entra”.
Di lì a poco un giovane catanese avrebbe chiesto alla Presidente di I Nuovi Confini di poter dare una mano con la raccolta di beni e lo smistamento dei pacchi. Di lì a poco un altro italiano avrebbe detto che “il popolo della pace siamo anche noi ogni qual volta che aiutiamo gli ucraini”.
Cosa succede nel resto dell’Isola?
La mobilitazione e gli aiuti umanitari contraddistinguono, da giorni, tutte le province dell’Isola.
Nel corso dell’incontro, per esempio, è stato ricordato che anche a Messina è stata attivata un piccola unità di crisi, composta da gente ucraina che si è raccolta attorno alla comunità ortodossa della città ed ha iniziato a mandare aiuti in Ucraina e a verificare la disponibilità delle famiglie per l’accoglienza di profughi.
“Stamattina abbiamo ricevuto già i primi ragazzi arrivati, uno dei bambini di una casa famiglia insieme ai suoi accompagnatori a cui abbiamo trovato già una sistemazione – ha raccontato un volontario – . Lavoreremo in stretto contatto a livello regionale, tutte le comunità, ortodosse e ucraine. È necessario collegarsi e coordinarsi: cercheremo di mettere insieme le energie per riuscire ad assistere tutte le famiglie e tutti coloro che verranno e chiederanno aiuto […].
Sarà lunga e, soprattutto, arriverà un momento in cui non ci sarà più il rumore delle bombe: sarà il momento in cui – ha precisato – dovremmo iniziare a lavorare e sarà più forte il bisogno di solidarietà che ci accompagna“.
La gratitudine
L’inno ucraino ha scandito l’intero corso di una manifestazione in cui tanta importanza ha assunto la gratitudine.
“Ringrazio tutti coloro che sono venuti, perché io sono convinta che anche una parola, un piccolo contributo, può fare la differenza – sostiene un’altra donna, intervenuta nel corso della manifestazione di pace – . Non rimaniamo indifferenti. Ringraziamo tantissimo il popolo italiano, la Sicilia. Avete davvero un grande cuore e questo mi reca un po’ di sollievo”.
Secondo la donna “ognuno dovrebbe fare quel che può” perché “anche 10 centesimi, una parola, una presenza può valere” e perché “insieme, senza divisioni, possiamo cambiare le cose“.
Anche Cristina, una studentessa ed una cittadina ucraina cresciuta in Italia, ringrazia: le sue parole hanno chiuso la serie di interventi prevista per l’incontro.
“Vorrei ringraziare i ragazzi dell’Università di Catania che, in questo momento difficile, ci stanno aiutando molto – ha esordito la giovanissima – . Vorrei ringraziare tutte le province e tutta la Sicilia che si sta muovendo per aiutare il popolo ucraino.
In questo momento stiamo raccogliendo i beni di prima necessità, i medicinali, gli alimenti per i più piccoli e quelli di lunga scadenza, ma anche i vestiti invernali che servono alle persone che fuggono con solo una piccola borsa e non sanno quando torneranno a casa. Grazie al popolo siciliano, siamo grati e lieti di essere qui”.
Tra obiettivi e risultati
Alla fine della manifestazione di pace la Dottoressa Yuliya Dynnichenko rivela l’obiettivo celato dietro l’organizzazione di questa manifestazione, poi riferisce del piccolo ma grande traguardo con esso raggiunto.
“Noi non ci aspettavamo nulla. Per la stanchezza ho pensato più volte di cancellarla ma, alla fine, l’abbiamo confermata perché sapevamo quanto i ragazzi si fossero preparati.
Ci sono poche presenze – ha ammesso , infine, la Presidente – , anche perché alcuni volontari stanno lavorando alla raccolta. Noi volevamo solo dare un segno: volevamo che sapeste che noi ci siamo a Catania e volevamo essere ascoltati.
Ognuno di noi ha detto ciò che sente e pensa e siamo stati sostenuti dai siciliani, un po’ meno dalle istituzioni ma immagino perché anche loro stiano vivendo un momento di caos”.