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Pensione minima, previsto aumento nel 2022: a chi spetta

Pensione minima
Pensione minima: il 2022 dovrebbe comportare un aumento. Questo, tuttavia, spetterà solo ad alcuni soggetti. Di seguito i dettagli utili in merito.

Pensione minima: nel 2022 aumenterà ma ad alcune condizioni e non per tutti. Nello specifico per ottenere l’aumento della pensione minima bisognerà possedere alcuni requisiti anagrafici e di reddito.

Ecco per chi e in che modalità avverrà l’aumento.

Pensione minima: di quanto aumenterà?

L’aumento dello scorso anno ha consentito alle pensioni minime di raggiungere quota 515 euro. Nel 2022, invece, l’aumento sarà di:

  • 26 euro per chi ha tra i 60 e i 64 anni;
  • 83 euro per chi ha tra i 64 e 69 anni;
  • 136 euro (l’aumento massimo) per  chi ha compiuto 70 anni e possiede un reddito che non sia superiore a 8.469,63 euro. Inoltre, nel caso il soggetto viva con il coniuge, la cifra non dovrà superare 14.447,42 euro.

A chi spetta l’aumento?

Il requisito fondamentale per ottenere l’aumento della pensione minima è uno di tipo reddituale. Il reddito non dovrà superare, quindi, specifiche soglie che variano a seconda della propria condizione.

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Nello specifico:

  • se si vive da soli, il reddito annuo non potrà essere superiore a 6.702,54 euro (o 13.405,08 per l’aumento parziale);
  •  se si è coniugati, la pensione minima del contribuente non dovrà superare sempre questa soglia e il reddito annuo totale dei due dovrà essere inferiore a 20.107,62 euro (o 26.810,16 euro per l’aumento parziale).

Aumentano anche le altre pensioni

Ad aumentare non saranno, però, solo le pensioni minime. È prevista, infatti, la rivalutazione di tutte le altre pensioni, anche se non si sa ancora di preciso di quanto. Si sa, però, che il costo complessivo stimato dal Governo per questa manovra è di circa 4 miliardi di euro.

Dovrebbero aumentare, quindi, anche le pensioni di vecchiaia, anticipate e indirette.

L’idea è quella di anticipare la pensione, ma ricalcolando l’assegno col contributivo- Questa è la forma di flessibilità a cui guarda il governo per il tavolo che aprirà con i sindacati nelle prossime settimane. Si tratterebbe di una sorta di “Opzione Tutti“, l’estensione cioè a tutti di “Opzione Donna“.

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