Diventa sempre più una certezza che da ottobre verrà somministrata la terza dose del vaccino anti-covid. L’idea di portare avanti la campagna di vaccinazione potrebbe partire proprio con l’inoculazione della terza dose per i soggetti fragili, immunodepressi e anziani.
Tuttavia, un’ipotesi su cui sono d’accordo anche gli esperti è quella di fare un esame per vedere la carica anticorporale presente fino ad ora in tali soggetti. E se l’Ema o le agenzie sanitarie nazionali ritengono necessaria una terza dose, l’Ue, secondo il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, è pronta grazie alle sue grandi capacità produttive.
Inoltre, il Sottosegretario Sileri, interviene a favore della somministrazione della terza dose per tali categorie di soggetti, in quanto, vaccinati a partire da gennaio scorso e dunque stanno esaurendo la carica anticorporale. A confermarne la necessità sono anche i risultati di uno studio pubblicato in pre-print dall’università di Glasgow e coordinata dal Centro per la Ricerca contro il Cancro dell’università di Birmingham sulla rivista Lancet, secondo cui il 40% delle persone immunodepresse, cioè con un debole sistema immunitario, generano bassi livelli di anticorpi rispetto a chi è in buona salute dopo due dosi di vaccino contro il Sars-CoV-2. Secondo lo studio l’11% dei pazienti immunodepressi presenta una risposta immunitaria pari a zero dopo le due dosi.
“Al momento non vi sono dati sulla sicurezza della terza dose – spiega il Virologo Francesco Broccolo – mentre sono usciti alcuni studi sugli immunodepressi, in particolare trapiantati e dializzati, che rispondono poco alle prime due dosi e bene alla terza. Credo che la terza dose andrebbe valutata per gli immunodepressi – continua – quali trapiantati e dializzati, e gli over 80, soprattutto quelli che risiedono nelle Rsa, perché hanno mostrato di avere una risposta immunitaria più debole e meno duratura”.