La Riserva Naturale Orientata “Oasi del Simeto”, istituita dalla Regione Sicilia, è una delle più vaste aree naturali protette d’Europa. O forse sarebbe più corretto dire “era”. Negli scorsi giorni, vasti incendi hanno interessato soprattutto l’area meridionale di Catania, non risparmiando il polmone verde che sorge alle porte del capoluogo etneo.
Riserva Naturale Orientata “Oasi del Simeto”: i danni registrati
Gli eterogenei ambienti della Riserva “Oasi del Simeto”, almeno prima di quanto accaduto, fungevano da rifugio per numerosissime specie animali. Tra i più celebri “ospiti” spiccano numerosi esemplari di volatili, tra cui la Pantana o la Berta maggiore, ma anche mammiferi come il Coniglio selvatico o rettili come il Colubro leopardino. E quello che ora appare nero, prima delle fiamme era verde: di fatto, una ricca e variegata vegetazione contraddistingueva anche la parte dell’Oasi oggi distrutta.
Ingenti danni sono stati registrati dopo il pomeriggio di venerdì 30 luglio: a confermarli, oltre ad alcune associazioni ambientaliste e animaliste locali, anche il Dottor Gaetano Torrisi che è l’attuale Direttore delle Riserve Orientate.
“L’estensione interessata è sicuramente di 100 ettari – ha dichiarato il Direttore Torrisi – . Purtroppo si registra, a seguito della distruzione, una riduzione degli habitat e anche delle specie protette. E quindi, in buona sostanza una riduzione di biodiversità“.
Cosa è accaduto?
A quasi una settimana dal propagarsi dei roghi, il Direttore ha ripercorso con la memoria quei drammatici momenti vissuti all’interno della riserva, la cui gestione è attualmente affidata alla città metropolitana di Catania.
“Venerdì scorso è stata una giornata particolare dal punto di vista meteorologico. Nella zona del Simeto e del Catanese si registravano ondate di calore, temperature altissime e vento, altro fattore importante in queste vicende – ha raccontato il Dottor Gaetano Torrisi – . Sono divampati diversi incendi nel pomeriggio, sia in più punti delle riserve che nella parte sud della città. Di conseguenza, il sistema è imploso: tutto quello che era possibile mettere a disposizione è stato messo a disposizione ma evidentemente, di fronte a quanto descritto, era impossibile governare tutto”.
Già nel corso di quest’estate, alcuni principi di incendio erano stati riscontrati dal sistema antincendio della Forestale, ospitato all’interno del centro polifunzionale Torre Allegra. Tuttavia, in quel caso l’epilogo degli eventi era stato fortunatamente diverso.
“Il sistema da terra in quel caso ha funzionato e siamo riusciti a circoscrivere il rogo. Venerdì vi erano più punti d’incendio – ha continuato Torrisi – . Da terra si può raggiungere un posto, quindi il sistema non ha retto”.
La rinascita della Riserva “Oasi del Simeto”
La parziale distruzione dell’ambiente in questione non significa la morte dello stesso. Resta da chiedersi come sarà possibile rendere la rinascita della Riserva più veloce e concreta.
“La natura di per sé pian piano riprenderà il proprio corso. È chiaro che, attraverso risorse economiche e umane, si può velocizzare tale processo – ha precisato il Direttore della Riserva – . L’uomo può farlo, per esempio, andando a insediare nuovamente le piccole infrastrutture che sono andate in fumo, i punti di osservazione, le tabelle o gli steccati. Ma passeranno anni per ripristinare quella biodiversità originale che man mano si è ristretta in termini qualitativi e quantitativi”.
Il valore di quanto perso
Questa riserva protetta ha inevitabilmente cambiato aspetto ma, con una buona dose di pazienza e forse maggior consapevolezza, un giorno potrebbe tornare splendida e guadagnarsi finalmente sguardi stupiti e pieno rispetto.
“Cosa significa la quasi totale perdita di un ambiente come questo?”: è l’ultima domanda che, nel frattempo, viene posta direttamente al Dottor Gaetano Torrisi e indirettamente a chiunque altro.
“Il peso è enorme ma è una questione di punti di vista. C’è un bene comune a due passi da una grossa città che è sempre stato aperto a tutti ed ha una grande valenza per la tutela e per la divulgazione dei valori naturalistici. È chiaro che il tutto passa attraverso una cultura. Bisogna riconoscere a livello culturale questo bene – conclude il Direttore delle Riserva Orientate Torrisi – . I controllori non saranno mai bastevoli se non si capisce che quello che si sta compiendo, ovvero un rogo, è un delitto e un reato di valenza enorme.
Inutile proteggere se non si trasmettono valori positivi e non si fa capire che la natura è qualcosa di unico: qualcosa di non vendibile, non riproducibile e che non fa profitto ma di cui abbiamo bisogno“.