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Coronavirus, allo studio un vaccino in pillole: test al via

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Coronavirus: allo studio un vaccino in pillole che rappresenterebbe una svolta nella lotta alla pandemia. Test al via nelle prossime settimane.

È allo studio una nuova forma di vaccino, quella in pillole. Ad occuparsene sono due diverse case farmaceutiche: Oramed, israelo-americana, e l’indiana Premas Biotech. Il nuovo vaccino, da assumere in forma orale, ideato per sconfiggere l’epidemia da Covid-19 ha già superato la prima fase clinica sugli animali ed è pronto per una sperimentazione su esseri umani nei prossimi mesi.

Gli effetti sembrano aver prodotto all’assunzione gli anticorpi necessari a sconfiggere il virus. Questo fa ben sperare, ma non è sintomo di efficacia al 100%. È molto probabile che ci voglia molto tempo prima di poter essere somministrato alla popolazione. Si parla infatti di almeno un anno per essere testato efficacemente, così come per i vaccini attualmente a disposizione, che hanno iniziato la loro fase di sperimentazione circa un anno fa.

In caso di esito positivo, però, se ne trarrebbe un grandissimo vantaggio in termini di tempistiche e facilità nel tracciamento e nella distribuzione. È probabile che una svolta simile possa permettere anche un’assunzione casalinga dello stesso vaccino, evitando le problematiche attuali.

Un vaccino orale eliminerebbe diverse barriere per una distribuzione rapida e su larga scala, consentendo potenzialmente alle persone di prendere il vaccino da sole a casa”, ha dichiarato il CEO di Oramed Nadav Kidron.

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E ancora Paul Hunter, professore di Medicina all’Università dell’East Anglia, ha aggiunto: “Vaccini di questo tipo potrebbero essere migliori di quelli inoculati nelle braccia nel prevenire l’infezione e dunque il rischio di trasmissione, poiché essendo orali concentrano la prima linea degli anticorpi proprio nelle principali vie d’accesso del virus”.

Grandi vantaggi sono attesi anche sul tema delle varianti Covid. Il vaccino in pillola, infatti, sarebbe capace di agire non solo contro la singola proteina “spike“, come nel caso dei vaccini ordinari, bensì su tre proteine strutturali del virus, garantendo una copertura più omogenea e un rischio inferiore per la popolazione.