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Coronavirus, si temono 20 mila casi: lockdown dipende da terapie intensive

terapia intensiva
Foto d'archivo.
Le previsioni relative ai bollettini dei prossimi giorni non sarebbero positive. Si potrebbero raggiungere i 20.000 casi ma, forse, solo un alto numero di ricoverati in terapia intensiva farà scattare l'allarme. Nel frattempo, il governo valuta come agire: le ipotesi al vaglio.

Nel weekend gli italiani potrebbero assistere a due importanti fenomeni: un’ulteriore impennata della curva dei contagi  e la conseguente introduzione di nuovi e più ferree misure, contenute in un eventuale nuovo Dpcm.

 Non si escluderebbe la registrazione dei 20.000 casi nei prossimi giorni. Al momento, però,  il governo non punterebbe alla più drastica tra le opzioni, il lockdown, ma desidererebbe procedere gradualmente e tentare di mantenere aperte gli istituti e le attività produttive. I piani cambierebbero nel caso in cui il totale di positivi ed il tasso di ospedalizzazione nazionali subissero un’impennata.

Secondo quanto riportato da Il Corriere della sera, l’allarme scatterebbe nel caso in cui si raggiungano i 2.300 soggetti in terapia intensiva: se registrata, tale soglia potrebbe causare chiusure progressive o persino un secondo lockdown.

Nel frattempo, secondo La Repubblica, l’esecutivo starebbe valutando insieme ai sindaci di Milano, Roma, Napoli e Genova la necessità di introdurre un  coprifuoco anticipato, tra le 20 e le 22. Inoltre,  sul tavolo del governo ci sarebbe anche un’eventuale limitazione degli spostamenti non essenziali, almeno per questi grandi centri a rischio. Nel caso in cui quest’ultima misura venisse adottata, i cittadini potrebbero esser costretti a muoversi solo per ragioni di salute, lavoro o studio.

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