La legge Zan rimane ancora in attesa: proprio lo scorso sabato l’opposizione ha ottenuto il rinvio della discussione. Ma la vittoria di Pirro non ha di certo fermato gli animi di quella che non è più possibile chiamare minoranza. Sono state 57 le piazze italiane che hanno abbracciato l’iniziativa “Dalla parte dei diritti: fermiamo l’omotransfobia e la misoginia”, nata dalla collaborazione di Arcigay e All Out. L’evento era già stato calendarizzato circa dieci giorni fa, quando si venne a sapere della data della prima discussione del DDL alla Camera dei Deputati. Tra le piazze che hanno accolto l’evento c’era pure Catania.
A distanza da poche settimane dalla venuta a Catania del relatore dello stesso disegno di legge, il deputato del PD Alessandro Zan, associazioni e attivisti si sono dati appuntamento per le 17 in piazza Stesicoro per smettere di fare finta niente e protestare contro ogni ostacolo che non permetta l’approvazione del DDL. “L’importante è esserci – ha dichiarato il presidente di Arcigay Catania Armando Caravini – sia per sostenere noi che il relatore del disegno di legge. Non vogliamo che succeda ciò che è accaduto per la legge Cirinnà”.
La preoccupazione, infatti, è proprio questa. Il disegno di legge della senatrice Cirinnà approdò alla Camera con uno articolo sulla stepchild adoption, cioè la possibilità di adottare, e quindi di diventare genitore riconosciuto dallo Stato, il figlio del proprio partner all’interno di un’unione civile. Per raggiungere la maggioranza, i relatori furono costretti a stralciare la parte sulla stepchild adoption. “La legge deve essere approvata così com’è – ha proseguito Caravini -, senza emendamenti. Non possiamo continuare a vivere di leggi mutilate per far contenti coloro i quali hanno fondato ideologie politiche sulla discriminazione”.
“L’articolo 3 della Costituzione Italiana è l’appiglio dell’opposizione, ma la legge non la intacca minimamente perché la libertà di pensiero non si traduce con insulti e azioni infamatorie per i gusti sessuali”. Inoltre bisogna ricordare che il DDL Zan non è una legge che riguarda solo le discriminazioni sessuali, ma è anche una legge di genere. Sono previste, infatti, le stesse misure legislative sui reati che riguardano la misoginia.
Uno spazio che non va trascurato è il ruolo delle scuole. Con la legge Zan lavorerà alla sensibilizzazione direttamente in aula, anche grazie all’introduzione della giornata nazionale contro l’omotransfobia che cadrà annualmente il 17 maggio. “La scuola ha un potere fondamentale – ha detto il neoeletto Presidente -, perché dalla scuola passa la classe dirigente del domani e proprio da qui bisogna partire. La fascia più delicata, infatti, è quella dei ragazzi. In questo modo è possibile stroncare la cultura del bullismo e dell’omofobia sul nascere”.
E in vista di un nuovo lockdown Arcigay è preoccupata e accenna alla situazione domestica vissuta durante la pericolosa fase 1. Armando Caravini ha introdotto così la questione: “Non dimentichiamo la discriminazione familiare, che spesso nasce all’interno delle nostre case, stratificata tra amici e parenti. Pensiamo ad un uomo o ad una donna che hanno vissuto il lockdown in un clima loro ostile. La cronaca non ha riportato casi, ma noi di Arcigay abbiamo ascoltato tante storie”.
Perché è necessaria una legge contro l’omotransfobia e la misoginia? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Lele Russo, attivista di Arcigay che da anni è impegnato a difendere i diritti civili di molti catanesi e non. “Nonostante l’articolo 2 della Costituzione Italiana e la legge Mancino del 1993, oggi è estremamente difficile tutelare chi viene discriminato. Attualmente la minaccia omofoba è catalogata come minaccia per futili motivi. In questo momento per le vittime di odio è davvero difficile avere giustizia, anche se sentenze e tribunali si sono schierati dalla parte delle vittime. Nel momento in cui avremo la legge, noi potremo usarla.”.
La legge contro l’omotransfobia e la misoginia non è una legge statica, poiché all’interno dello stesso disegno è previsto anche un percorso formativo non indifferente per chi commetterà il reato. “Avere una legge cambia anche il modo di avere giustizia – ha concluso l’avvocato –. Nell’attuale testo, l’omofobo che viene condannato, in base alla gravità dell’azione commessa, potrebbe scontare la pena facendo lavori socialmente utili presso associazioni LGBT, al fine di recuperare la coscienza del condannato”.