Antonio Di Martino (Dimartino) e Lorenzo Urciullo (Colapesce), tra i migliori cantautori del panorama musicale nostrano, sono due penne rare. Due voci che, negli ultimi anni, hanno avuto il merito di raccontare la Sicilia – la condanna e la benedizione del nascere in quest’isola – come solo pochi sanno fare. Amici da anni e artisti con linguaggi diversi, i due si sono finalmente incontrati a metà strada: in un progetto corale, un disco di dieci tracce, che parla di noi e del nostro tempo. Autentico e lontano da logiche commerciali, “I Mortali” ha già raccolto senza troppe difficoltà il favore della critica e del pubblico.
A confermarlo è anche il Premio PIMI 2020, che i due siciliani hanno vinto come Migliori Artisti Indipendenti dell’anno. “Per aver dimostrato – sottolinea il comitato organizzativo del MEI – che è possibile strizzare l’occhio alla leggerezza e all’immediatezza del cosiddetto It.pop senza rinnegare l’intensità testuale del cantautorato ‘alto’ né le trame musicali ricercate e intriganti”. Il tour di promozione del disco era previsto per la scorsa primavera nei teatri di tutta Italia, ma il 2020 ha sorpreso tutti. Invece di aspettare tempi migliori, Colapesce e Dimartino hanno deciso di provarci comunque e di mettere in piedi uno spettacolo nuovo. Uno spettacolo diverso, certo, ma capace anche di raccontare un po’ di quello che stiamo vivendo.
Colapesce e Dimartino a Catania
Dopo alcune date in giro per l’Italia, il 26 settembre scorso, il tour de “I Mortali” si è concluso a Catania, dove il Piazzale delle Carrozze di villa Bellini, per l’occasione, si è trasformato in un teatro a cielo aperto. Riarrangiati, i brani del disco hanno dato vita a un live musicalmente ricco e, al tempo stesso, minimale e diretto. Niente immagini, niente video o scritte ad appesantire la scena: solo un dialogo intimo e costante col pubblico. Un dialogo condito con una certa dose di riserbo, da sempre spia della classe che contraddistingue i due cantautori, che quest’anno tagliano anche il traguardo dei dieci anni di carriera. Sul palco con loro il polistrumentista e produttore KWSK Ningia.
Ad aprire lo spettacolo, intorno alle 22, il brano “Adolescenza nera”, il primo assieme a “L’ultimo giorno” ad avere anticipato l’uscita del disco il 5 giugno scorso. Pezzi come “Cicale”, “Raramente”, “Il prossimo semestre” sono stati eseguiti poi in rapida successione, dove l’abilità autoriale degli artisti si è smascherata in una narrazione emozionante, impregnata di sicilianità e ricca di riferimenti storici, politici e letterari. A chiudere la prima parte del concerto, è stato il fortunato singolo “Luna Araba”. Aiutato dal featuring con Carmen Consoli, dalle atmosfere più che manifestamente “battiatesche” e da una chitarra à la Tame Impala, “Luna Araba” si conferma il più radiofonico e ben riuscito tra i brani del disco.
Nella seconda parte, in scena anche alcuni classici del repertorio da solista di Colapesce e di Dimartino, anche questi riarrangiati, suonati e cantati insieme. Tra i principali, “I Calendari”, “Totale”, “Non siamo gli alberi” e “Ti attraverso”, alternati e perfetti per riprodurre dal vivo l’originale commistione tra la scrittura essenziale e pulita di Dimartino e i suoni più stratificati ma orecchiabili di Colapesce. In chiusura, un omaggio anche a Franco Battiato con “L’Animale”. Nel corso della serata, altri due artisti rigorosamente siciliani hanno calcato il palco, al fianco del duo protagonista: il giovane cantautore e polistrumentista Marco Castello, che ha aperto la serata con i suoi inediti, e la talentuosa violinista Giulia Emma Russo.
Insomma, sabato 26 settembre, al live di Dimartino e Colapesce, la qualità e l’emozione di essere finalmente tornati ad ascoltare musica dal vivo non sono affatto mancati. Così come non è mai mancata mai, neanche per un attimo, la radice comune dei due cantautori: la Sicilia. Non quella retorica, non quella che – nell’immaginario comune – è diventata sinonimo di sole, di mare e di buon cibo, ma quella finalmente autentica. Quella Sicilia che continua a dare i natali ad artisti di grande spessore, certamente professionale ma soprattutto umano. Quella Sicilia che è, sempre e nonostante, un luogo dell’anima e un modo di essere. Quella Sicilia, infine, carica di erotismo e di disperazione, che – in fin dei conti – resta l’unica e vera immortale tra i Mortali.