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Coronavirus, aumentano i suicidi collegati alla pandemia

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La pandemia uccide anche la salute mentale: un aumento dei suicidi legati al Coronavirus. Tra le cause principali l'isolamento sociale. Di seguito i dettagli.

Vittima del coronavirus è anche la salute mentale. Gli esperti segnalano un aumento dei suicidi (ne sono stati registrati 71) e di tentativi di suicidio (46 casi) che fuori da ogni dubbio sarebbero correlati alla pandemia. A suonare il campanello d’allarme, ci hanno pensato gli psichiatri al Convegno Internazionale sulle cause correlate al suicidio, organizzato dalla Sapienza di Roma, il 10 settembre, giornata istituita per la prevenzione del suicidio.

Tra le cause principali: isolamento sociale e deterioramento del disagio psichico a causa della pandemia.

4.000 suicidi all’anno

Come riportato dall’Agenzia di Stampa Nazionale, in un’intervista al professore Maurizio Pompili, ordinario di Psichiatria della Sapienza  di Roma: Ogni anno in Italia ci sono circa 4.000 suicidi. Molto maggiori sono ovviamente i tentativi di suicidio, fino a dieci volte di più (circa 40mila). Anche se  ci troviamo di fronte a un fenomeno più conosciuto rispetto a quello che era a febbraio o marzo, è ovvio che ad emergere è una grande quota di miseria umana, di sofferenza, di dolore mentale che può andare a collocarsi su soggetti vulnerabili: persone che hanno perso il lavoro, che non riescono a vedere un futuro, che hanno un disturbo mentale. Ma il suicidio è un evento multifattoriale, al quale contribuiscono molti elementi: non è solo l’aver perso il lavoro, quanto l’aver perso il lavoro nell’ambito di tante altre condizioni di criticità che vedono inasprirsi situazioni molto personali”.

Pochi ambulatori per i pazienti

Tra le cause legate all’aumento dei suicidi, la chiusura degli ambulatori a cui si rivolgono persone che seguono terapie terapie psicologiche e psichiatriche.

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“L’aver dovuto fermare le visite ambulatoriali, per evitare il contagio, ha rappresentato un elemento di diminuzione dell’offerta sanitaria per questo, a livello nazionale, è emersa la necessità di sviluppare una modalità digitale che avvicini le persone nel caso in cui dovesse esserci un nuovo lockdown. In questo modo, i pazienti potrebbero essere visitati a distanza con dei metodi sicuri, che garantiscano la privacy e mettano al riparo dall’attacco di hacker che possano intromettersi nell’ambito della visita digitale”, spiega il professore Pompili.

Cosa ci aspetta nei prossimi mesi

“I prossimi mesi potrebbero essere particolarmente delicati sul fronte della sofferenza psicologica a causa degli effetti sull’economia dell’emergenza sanitaria. È fondamentale preparare sin d’ora la popolazione alle difficoltà del periodo che sta arrivando in modo che non ne venga colta del tutto alla sprovvista”, spiega Diego De Leo,direttore emerito del Centro collaborativo della Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per la Ricerca e la Formazione sulla Prevenzione del Suicidio e dell’Istituto Australiano per la Ricerca e la Prevenzione del Suicidio presso la Griffith University di Brisbane.

Prevenzione della salute mentale

Per fronteggiare la situazione legate all’aumento dei suicidi, comincia la campagna “Insieme per la salute mentale”, organizzata  da Lundbeck con lo scopo di prepararsi alla  Giornata Mondiale della Salute Mentale( 10 ottobre).

“La salute mentale in Italia ha bisogno di iniziative come questa, di sensibilizzazione per l’opinione pubblica.  Nel 2030, cioè tra meno di 10 anni, le malattie della mente supereranno al primo posto nel mondo le malattie cardiovascolari. E questo è un dato pre-COVID-19. Considerando l’enorme aumento di casi avuto in questo periodo tra pre e post lockdown, non è escluso che questo sorpasso possa avvenire addirittura prima.  Se non è già avvenuto. Come Sip abbiamo calcolato che i servizi di salute mentale avranno il 30% dei pazienti in più: 300 mila che si sommeranno ai 900 mila già in carico. Con meno medici, meno personale, meno operatori dedicati a questo settore sempre più importante della salute pubblica che oggi rischia il default” afferma Massimo di Giannantonio, Presidente SIP (Società Italiana di Psichiatria)”.

Come afferma  il professor Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (SINPF) e direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano: “La depressione è la prima causa di disabilità, in crescita negli ultimi decenni e ancor più a seguito della pandemia e delle sue conseguenze fisiche ed economiche –  La depressione grave, compresa quella perinatale, pesa enormemente sulla salute pubblica: si riduce l’aspettativa di vita media di circa 14 anni negli uomini e 10 anni nelle donne con un aumento di rischio di demenza e suicidi. Nonostante l’enorme costo sociale e umano, sono ancora poche le persone che accedono alle cure adeguate (non oltre la metà), anche perché chi soffre di depressione non è consapevole della natura patologica della propria condizione”.