Come valutano il loro corso di studi gli studenti di Medicina dell'Università di Catania? Quali sono le prospettive sul lavoro? I dati AlmaLaurea 2020 tracciano il profilo dei neolaureati al dipartimento di Chirurgia generale e specialità medico chirurgiche di Unict.
Giovani, laureati con il massimo dei voti e in corso ma con poche esperienze all’estero. Questo il profilo dei neo-dottori in Medicina dell’Università di Catania come emerge dalla XXII Rassegna AlmaLaurea, pubblicata pochi giorni fa e relativa all’anno di laurea 2019. All’indagine hanno risposto in tutto 336 ex studenti, a fronte di 377 laureati complessivi.
I dati fanno riferimento al dipartimento di Chirurgia generale e specialità medico chirurgiche dell’Università di Catania, che include sia le magistrali a ciclo unico di Medicina e chirurgia e di Odontoiatria, sia le triennali in Ostetricia e Tecniche di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare. Gli studenti conseguono il titolo nella maggior parte dei casi tra i 25 e i 26 anni (41,6%), mentre un buon 30% si laurea dai 27 in su. La maggior parte, poi, riesce a completare gli studi in corso (69,5%). Il restante 30,5%, invece, si concentra in particolare tra il primo e il secondo anno fuori corso, con percentuali molto basse di chi si laurea solo negli anni successivi.
Un dato interessante emerge, inoltre, dall’età dell’immatricolazione. Malgrado il test di Medicina sia considerato tra i più difficili, l’87,3% degli studenti si immatricola entro i 19 anni o con un anno di ritardo. Tuttavia, dei laureati ben il 37,2% ha precedenti esperienze universitarie non portate a termine.
Durante gli studi universitari, infine, gli studenti del dipartimento riescono a mantenere l’eccellente media voti del 28,4, che poi, al momento della laurea, si traduce nel massimo dei voti (111,1, secondo i dati AlmaLaurea, che considerano anche la lode nella media).
La maggior parte degli studenti del dipartimento di Chirurgia generale ha frequentato regolarmente più del 75% degli insegnamenti previsti dal proprio corso di laurea (95%); un dato, però, da leggere considerando l’obbligo di frequenza per alcuni dei corsi. I numeri si invertono, invece, quando si fa riferimento alle esperienze internazionali. Solo il 7,1% dei laureati, infatti, ha svolto un periodo di studi all’estero, un dato in linea con la media dell’Ateneo.
Dalle statistiche, inoltre, si nota come la maggior parte degli studenti del campione non abbia utilizzato sussidi di sostegno allo studio, né abbia svolto esperienze lavorative nel corso degli anni all’università. Poco più di un quarto (27,4%), infatti, ha usufruito di borse di studio, mentre il 70,5% degli studenti non ha avuto nessuna esperienza di lavoro. Un dato che si incrocia anche con l’origine sociale degli studenti (la percentuale maggiore, il 39%, si identifica nella classe elevata).
Infine, la maggior parte degli studenti (60,2%) si dichiara soddisfatta degli studi compiuti a Catania, mentre poco più di un terzo (32,1%) cambierebbe Ateneo ma non il corso di laurea. In media, i neo-dottori valutano positivamente l’esperienza a Catania, sia nei rapporti con docenti e studenti, sia i servizi di biblioteca, aule studio e organizzazione degli esami. Tuttavia, alcuni dati rappresentano delle note dolenti per Unict, su cui si dovrà lavorare in futuro. Tra questi, le postazioni informatiche sono state utilizzate solo dal 42,3% degli intervistati, mentre quasi tre studenti su quattro ritengono siano presenti in numero inadeguato (73,2%). Le aule universitarie, invece, sono considerate come raramente adeguate per più di un quarto del totale (27,2%). Inoltre, le attività didattiche alternative quali laboratori o esercitazioni pratiche sono raramente adeguate per ben il 37,8% degli intervistati, un dato da tenere in considerazione, dato che il dipartimento dovrebbe formare la futura classe medica.
La maggior parte dei laureati si dichiara più disposta a lavorare in Sicilia che altrove, con una leggera prevalenza per la provincia degli studi (62,5%). Percentuali variabili, invece, ma comunque inferiori al 50%, per il resto d’Italia (tra il 48,8% del Nord Italia e il 41,4% del Centro). Tuttavia, oltre il 60% dei neo-dottori si dichiara disposto a trasferte di lavoro, anche con trasferimenti di residenza, con una preferenza schiacciante per modalità lavorative a tempo pieno e con contratto a tutele crescenti (oltre l’85% in entrambi i casi).
Infine, grande maturità e voglia di mettersi in gioco viene dimostrata dai laureati quando si guarda ai fattori più rilevanti per la ricerca del lavoro. Acquisizione di professionalità, coerenza con gli studi e possibilità di utilizzare al meglio le competenze acquisite sono le tre cose che, secondo i dati, chiedono di più gli ex studenti Unict. Tempo libero, flessibilità degli orari lavorativi e prestigio ricevuto dal lavoro, invece, gli aspetti ritenuti meno rilevanti.
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