Un ricercatore dell’Università di Catania, Giambattista Scirè, da diversi anni persegue la sua battaglia legata a un concorso irregolare bandito dall’Università di Catania per un posto di ricercatore in Storia contemporanea nelle sede di lingue di Ragusa. Lo scorso febbraio aveva scritto anche al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per raccontare la sua storia.
A distanza di qualche mese, il Gip del Tribunale di Catania, Marina Rizza, ha respinto la richiesta di archiviazione da parte del PM e ha richiesto di procedere all’imputazione coatta per abuso d’ufficio del coordinatore dell’avvocatura dell’Università di Catania, Vincenzo Reina. L’ordinanza del Gip è stata notificata alle parti da pochi giorni ed evidenzia un vizio di legittimità che rende il provvedimento dell’avvocato Reina invalido: avrebbe dovuto avere natura di mero parere e non di provvedimento con contenuto decisorio.
“Contrariamente a quanto affermato dal Tar di Catania – ritiene il Gip -, la nota redatta e sottoscritta dall’avvocato Reina presenta natura di provvedimento e non già di mero parere, in considerazione del suo contenuto sostanzialmente decisorio (di rigetto dell’istanza dello Scirè il quale aveva chiesto la proroga del suo contratto), che il provvedimento appare viziato da illegittimità in quanto emesso da un organo funzionalmente incompetente a emetterlo, e che si colloca strumentalmente nel filone ostruzionistico percorso dall’Università in danno dello Scirè”.
Il Tribunale di Catania ha già condannato in concorso i tre componenti della commissione giudicatrice della selezione pubblica per abuso d’ufficio alla pena di un anno di reclusione ciascuno, all’interdizione dai pubblici uffici e dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese sempre per anni uno, al risarcimento dei danni morali e materiali subiti dal ricercatore di Vittoria, da liquidarsi in sede civile.