Se per altri settori economici c’è ancora una speranza di ripartenza, per il settore turistico l’uscita dalla crisi è ancora molto lontana. E per la Sicilia, dove lo sviluppo economico è strettamente legato al turismo, il rischio di collasso è più elevato che altrove.
“Il turismo ripartirà quando anche i collegamenti tra regioni potranno essere consentiti – afferma il vicepresidente di Federalberghi Sicilia Nicola Farruggio -. Solo in quel caso si potrà parlare di una nuova fase per arrivare poi allo step successivo, i collegamenti internazionali”.
Sul turismo di prossimità, molto discusso negli ultimi giorni, il vicepresidente si mostra scettico: “Riteniamo impossibile sopravvivere solo con le presenze locali. Potrebbe funzionare per qualche week-end e nelle zone di mare. Ma per città d’arte come Palermo e Catania non c’è speranza”.
L’esperto del settore, però, comunica che Federalberghi ha sviluppato insieme all’Istituto superiore della sanità un protocollo che consentirà la ripartenza, adottando tutti gli accorgimenti del caso come l’uso di guanti e mascherine e la sanificazione e la pulizia degli ambienti. Nicola Farruggia ritiene che la parola d’ordine sarà “distanza di sicurezza”, senza ricorrere, quindi, all’uso di barriere artificiali.
Nel frattempo, però, questo blocco potrebbe portare alla chiusura di un elevatissimo numero di strutture alberghiere ed extra alberghiere, tour operator ed agenzie di viaggio, pub, ristoranti e stabilimenti balneari. Già per questi primi mesi dell’anno il vicepresidente stima perdite “che si avvicinano al 97-98 per cento”. Saranno, quindi, necessarie misure straordinarie da parte del governo affinché le aziende possano rimanere sul mercato.