Quest’anno sono state cinque le associazioni che hanno colorato le vie del centro di Misterbianco con costumi e carri: un lavoro che viene mostrato solo per pochi giorni, ma frutto di mesi di sacrificio. Spesso i costumi arrivano a pesare anche più di 40kg. Quando si raggiungono certi pesi, il vestito è costruito su una vera e propria impalcatura mobile, dotata di ruote, per favorirne il trasporto durante la sfilata.
Ma anche il costo è una dinamica abituale con cui fare i conti. Ne è un esempio il vestito dei pavoni dell’Associazione “La Burla”, che come tematica ha scelto la storia e i personaggi di Aladin: “Su questo abito abbiamo impiegato sei mesi di lavorazione – ci spiega la signora Di Guardo che lo indossa –. Per quanto riguarda il costo totale, includendo tessuti e manodopera, abbiamo perso di vista gli zeri”. Ecco spiegato perché i costumi costano in media dai 500 euro in su, un investimento di non poco conto.
Quello di Misterbianco è anche un carnevale all’insegna dell’inclusione sociale. La danza nel mondo è stato il tema affrontato dal team “La smorfia”, che ha saputo rappresentato ogni nazioni e paesi attraverso i loro balli tipici. “Ho scelto io stesso questo vestito – dice l’uomo vestito da tarantella siciliana – e questo è stato possibile grazie allo stilista che ha curato i nostri costumi. Così molti hanno avuto l’opportunità di mettere in pratica le proprie idee e quindi di sceglierci “un ballo da indossare”.
Particolare e azzardata la scelta del team di “New Ange”, che ha portato su strada alcuni personaggi della raccolta araba “Le mille e una notte”. Non solo personaggi, hanno avuto un ruolo anche gli antichi mestieri oggi quasi sconosciuti e dimenticati; altri, invece, inventati da zero o ricostruiti secondo uno schema dalla lettura ambivalente. È il caso del costume da tappinara, parola che in dialetto siciliano rimanda alla realtà della prostituzione e che invece per i “New Ange” diventa una venditrice di tappine, cioè di ciabatte. La stessa signora che lo indossa ci racconta: “Ho realizzato questo costume sulla base del bozzetto del costumista con l’aiuto di mia figlia. Per me sfilare è naturale, mi travesto da quando avevo 18 anni e ora ne ho 53.”
“La follia”, invece, ha deciso di prendere il pubblico per il palato, travestendosi da dolci. Infatti è un tema culinario molto attuale, dato i numerosi programmi televisivi dedicati, ma, soprattutto, riesce a mettere d’accordo grandi e piccoli.
L’ultimo gruppo in maschera è stato quello dei “The carnival mask”, che si sono dedicati alle Americhe. Anche questo è un tema attuale, viste le continue notizie relative alle scelte politiche del presidente Trump. “L’America è una, anche se noi ne conosciamo due – dichiara uno sfilante del gruppo -. Quando pensiamo all’America, ci viene in mente d’istinto l’immagine degli Stati Uniti e ci dimentichiamo di tutto il resto. Abbiamo cercato di riprodurre tutto quello che fa parte di questo continente, senza tralasciare nulla”. I membri del gruppo si sono letteralmente cuciti addosso gli Stati americani, ognuno con le proprie caratteristiche e colori. Pur non essendo in gara, il gruppo ha deciso di partecipare lo stesso come tutti gli altri con l’annesso carro.