L’aneddoto di Empedocle sull’Etna è solo uno dei numerosissimi miti che vedono protagonista il Vulcano, madre dei catanesi e potenza di fuoco distruttrice. La “Montagna”, infatti, ha da sempre ammaliato gli uomini, legandoli a sé e ripagandoli come figli di una terra fertile e pericolosa al tempo stesso. Tra questi uomini, molti dei quali hanno anche cercato di svelare il mistero degli elementi naturali congiunti nella maestosità del Vulcano, si ricorderebbe anche Empedocle, il celebre filosofo agrigentino di età presocratica. Quest’ultimo, stando alla leggenda, non soltanto avrebbe costruito la sua dimora sull’Etna, ma avrebbe anche trovato la morte gettandosi nel cratere centrale per dimostrare al mondo la sua immortalità.
Empedocle sull’Etna: il filosofo che amò il vulcano etneo
Empedocle fu un filosofo greco, nato nel V secolo a.C. da una nobile e facoltosa famiglia di Agrigento. Partecipò attivamente alla politica dell’antica Akragas (l’attuale Agrigento), contribuendo al rovesciamento dell’oligarchia creatasi in seguito alla fine della tirannide. Stando ai resoconti, sarebbe stato un uomo d’indole caritatevole, generoso con i poveri e severo nei confronti degli aristocratici. Filosofo di età presocratica, partecipò alla scuola pitagorica, divenendo allievo del figlio di Pitagora, Telauge. Come tutti i pensatori delle origini, la sua filosofia ebbe come fulcro le ipotesi sulla genesi del mondo e del reale, impegnandosi nella ricerca dell’arché, cioè il principio di ogni cosa.
Inevitabilmente, quindi, Empedocle nutriva il fascino per gli elementi naturali (fuoco, acqua, terra e aria), che studiava e osservava, sognando di diventare un tutt’uno con essi. La leggenda, infatti, racconta come il filosofo avesse fissato la sua dimora proprio sull’Etna, dove, in corrispondenza della parte sommitale, avrebbe costruito un rifugio. Si dice che in questo luogo Empedocle osservasse e cercasse di spiegare i fenomeni eruttivi, lasciandosi ammaliare dalla potenza e dalla pericolosità del Vulcano, che amava proprio come se fosse la sua casa.
Il mito vuole, tuttavia, che quella stessa meraviglia della natura, cui il filosofo era tanto legato, sia stata anche la causa della sua morte. Empedocle, infatti, avrebbe trovato la sua fine precipitando all’interno del cratere dell’Etna.
Empedocle sull’Etna: la morte del filosofo che si credeva immortale
Le versioni sulla morte del filosofo agrigentino sono numerose e incerte. Mentre alcuni sostengono che quest’ultimo avrebbe, in realtà, concluso la sua esistenza non in Sicilia, bensì nel Peloponneso, altri ritengono, al contrario, che la sua dipartita si sia consumata proprio a Catania. Secondo il mito, infatti, Empedocle, dopo molti anni vissuti nel suo rifugio sull’Etna, si sarebbe convinto di essere divenuto immortale. Ansioso di dimostrare al mondo la sua immortalità, e desideroso di congiungersi alla terra e mescolarsi agli elementi, si gettò nel cratere, perdendo la vita.
La leggenda racconta che egli si diresse verso i crateri, in piena eruzione vulcanica, e senza timore si gettò all’interno, alimentando la sua fama di essere divenuto un dio immortale. Poco tempo dopo, tuttavia, l’Etna risputò sulla Terra uno dei suoi calzari in bronzo, rivelando la verità.
Empedocle sull’Etna: la Torre del Filosofo
Al di là di aneddoti e leggende, tuttavia, la storia riguardante Empedocle ispirò realmente la costruzione di un rifugio sulla cima dell’Etna, chiamato per l’appunto la “Torre del Filosofo”. Questo sarebbe stato edificato intorno al 1960, ma sfortunatamente distrutto in seguito alle eruzioni vulcaniche del 1971, del 2002 e del 2013, che seppellirono interamente tutta la struttura.
Il ricordo di Empedocle, comunque, non è stato del tutto cancellato, bensì permane nella zona che, ancora oggi, si conosce come Torre del Vescovo. Per raggiungerla è necessario salire fino a ben 2900 metri di quota, servendosi della cabinovia e delle jeep. Si tratta di un’area particolarmente apprezzata dagli appassionati di escursioni in montagna, i quali spesso scelgono di fare a piedi l’intero percorso.