L’operazione “Università bandita” ha svelato l’esistenza di una presunta associazione a delinquere, con a capo il rettore dell’Università di Catania Francesco Basile, in accordo con l’ex rettore Giacomo Pignataro. Lo scopo era alterare il normale svolgimento dei bandi di concorso:
- per il conferimento degli assegni, delle borse e dei dottorati di ricerca;
- per l’assunzione del personale tecnico-amministrativo;
- per la composizione degli organi statuari dell’Ateneo (Consiglio d’Amministrazione, Nucleo di Valutazione, Collegio di Disciplina);
- per l’assunzione e la progressione in carriera dei docenti universitari.
“Il sistema delinquenziale – come ha precisato la Procura di Catania – non è ristretto all’Università etnea ma si estende ad altri Atenei italiani, i cui docenti, nel momento in cui sono stati selezionati per fare parte delle commissioni esaminatrici, si sono sempre preoccupati di ‘non interferire’ sulla scelta del futuro vincitore compiuta preventivamente favorendo il candidato interno che risultava prevalere anche nei casi in cui non fosse meritevole”.