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A piedi da Torino a Foggia, la storia di Giovanni: “La voglia di camminare in Italia”

Dopo la laurea, Giovanni, sta affrontando 800 km di cammino a piedi. Ci racconta com'è percorrere la Via Francigena e cosa si prova a stare immersi tra le bellezze della natura italiana.

Avevamo già parlato di Giovanni Forcelli, giovane ventiseienne, originario di Foggia. Laureatosi a Torino in Ingegneria Informatica ha deciso di tornare a casa, e per farlo ha trovato il modo più bizzarro ma allo stesso tempo affascinante: percorrerà 800 km a piedi seguendo la Via Francigena. A LiveUnict, Giovanni ci parla un po’ di sé e racconta di questa sua esperienza.

L’abbiamo intervistato durante il suo undicesimo giorno di cammino, mentre si trovava in Emilia-Romagna. Ovviamente, come prima cosa, non si poteva non chiedere cosa lo ha spinto ad iniziare questa avventura.

“La voglia di camminare in Italia. Dopo aver fatto Santiago ho subito avuto il desiderio di replicare l’esperienza nella mia terra – ha spiegato il giovane ai microfoni di LiveUnict. Rimanere incantato dai nostri paesaggi, aiutare l’economia italiana e scoprire le storie del nostro paese. L’idea di camminare mi è sopraggiunta dopo aver visto Into the wild, lì l’esperienza era più estrema ma comunque rimane il desiderio di avventura e di dover contare sulle proprie forze”.

Della sua risposta ci ha incuriosito quel: “aiutare l’economia italiana”. Abbiamo chiesto in che senso e ci ha detto: “Così come con il cammino di Santiago è nata un’economia, lo stesso potrebbe accadere in Italia. Mi è capitato di passare in paese “morti”, dove non si trovano bar aperti ad esempio. Vorrei si incentivasse questo ma servirebbero dei fondi per iniziare”.

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Parlando della sua giornata tipo, Giovanni ha raccontato che: “Nella mia giornata tipo cammino fino a raggiungere la tappa. Sveglia presto ad esempio: quando le tappe sono più lunghe la sveglia è molto presto per evitare il caldo, più o meno tra le 5 e le 7. Poi pranzo al volo dove capita: in un bar o si va al supermercato. Molto importante la cena: si arriva in ostello e si chiede subito se ci sono ristoranti in zona. Di solito vi sono dei menù fissi per i pellegrini e con 15 € riusciamo a cenare. Poi a letto presto, io però facendo il resoconto della giornata sulla mia pagina Facebook e pubblicando le foto vado a letto tra le 11 e mezzanotte”.

A questo punto, eravamo curiosi di sapere se questa sua esperienza sta proseguendo come l’aveva progettata: “Ero partito un po’prevenuto perché mi ero informato, so già che il tratto Roma-Foggia sarà poco segnalato. Per ora non ho avuto problemi con le indicazioni. Nonostante i disservizi, ad esempio: ci sono ostelli che aprono ai pellegrini però ho notato che fanno dei turni un po’ particolari. Alcuni aprono alle 15 o ricevono fino ad una certa ora, mentre in Spagna trovavi sempre tutto aperto – rivela il giovane.

“Inoltre il pellegrinaggio è un viaggio lungo e bisognerebbe spendere non più di 5/10 € a notte – prosegue. O ancora, sono andato nel Municipio di un paese per prendere le chiavi della mia camera e notavo che il personale era infastidito e questo non va bene. Perché non si può mortificare il pellegrino che sta visitando la tua città e, tra l’altro, sta facendo girare l’economia. Ci vorrebbe un supporto migliore e più organizzazione”.

Quindi abbiamo domandato se si definisce un vero e proprio pellegrino: “In realtà no: la Via Francigena risale al X secolo, quando il vescovo Sigerico si recò da Canterbury a Roma per far visita al Papa. Tornato indietro, scrisse un libro con tutte le tappe percorse. La mia partenza non è legata alla religione – dichiara lo studente.

“Volevo camminare in Italia e ho colto l’occasione per chiudere il cerchio: avevo spedito tutto, ero senza roba e a Foggia mancavo solo io, quindi mi sono preso questa vacanza – racconta Giovanni. C’è chi va all’estero ma io ho evitato, tra l’altro volevo visitare e camminare in Toscana. Ma non mi definisco un pellegrino: ho i soldi e un cellulare, non corro rischi. Penso di fare tanto ma ho incontrato persone più radicali, più motivate e anche più allenate. Io non ho tante conoscenze ma lo voglio fare”.

Alla domanda quale tappa e/o quale persona l’ha colpito di più ci ha, così, risposto: “Premetto che sono all’undicesimo giorno di camminata e devo arrivare al quarantesimo, quindi è una valutazione provvisoria. La città che più mi ha colpito è stata Pavia, mi è piaciuta un sacco. Mi ha colpito la tranquillità del posto: mentre camminavo notavo che la gente era felice di stare in quel posto e poi è piena di zone pedonali.

“La tappa più interessante è stata quella di Vercelli – prosegue lo studente fuorisede. Ho camminato in mezzo alle risaie ed è stato bello e soprattutto nuovo, ho ammirato questi terreni sconfinati con una fauna diversa. C’è un ecosistema che mi ha colpito molto. Infine tra le persone: noi pellegrini non siamo in molti (una decina) ma a rimanere impresso nella mia mente è stato un ragazzo tedesco, che ho incontrato qualche giorno fa. Mi ha colpito per la sua semplicità: cammina fino alla sera e dove arriva si ferma, senza un percorso già predisposto e senza cartina, il suo obiettivo è arrivare ad Assisi”.

L’ultima domanda riguarda il suo futuro, cosa farà non appena arrivato a casa e come si immagina tra qualche anno: “Ho avuto molte offerte di lavoro ma a Torino e sto valutando, perché il lavoro è una nuova parentesi della vita, non so se voglio tornare in Piemonte o no”- ha confessato lo studente.

“Sono una persona determinata, quando inizio una cosa voglio portarla a termine. In realtà non sto facendo questo cammino per rimanere in Italia: io voglio conoscere meglio il mio Paese e poi decidere, ci sono dei paesaggi mozzafiato anche se è tutto lasciato un po’ all’abbandono e questo mi dispiace molto. Insomma non lo so, arriverò a Foggia tra un mese abbondante e ho ancora del tempo per pensarci”.

Giovanni, ci tiene a sottolineare che l’obiettivo deve essere quello di pubblicizzare la Via Francigena perché, se si riescono a trovare i fondi, l’Italia va apprezzata e rivalutata anche tramite questo. Noi non possiamo non essere d’accordo e lo ringraziamo per la sua gentilezza, augurandogli un buon cammino e un felice ritorno a casa.