Più volte Papa Bergoglio ha parlato di giovani e mancanza di lavoro, e stavolta l’accusa si fa più pesante: la mancanza di lavoro per i giovani è peccato sociale. Queste parole, pronunciate presso la riunione pre-sinodo nel pontificio collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae di Roma, sono tutte rivolte a chi, nell’indifferenza, lascia che la piaga sociale della disoccupazione giovanile continui ad espandersi.
E la disoccupazione giovanile non è soltanto un problema: a detta del Pontefice è un peccato sociale. E non riguarda soltanto l’Italia, dove la disoccupazione arriva al 35%, ma altri paesi del mondo, dove non è difficile trovare tassi di disoccupazione che superano il 50%.
C’è bisogno di integrare i giovani nel discorso lavorativo. Questi, dice Francesco, “sono spesso emarginati dalla vita pubblica e costretti a mendicare occupazioni che non garantiscono un domani”. La società tutta ha il dovere di assumersi la responsabilità di ciò che la disoccupazione comporta, e deve interpellare direttamente i giovani quando si parla di loro che raramente vengono chiamati in causa su argomenti che riguardano direttamente il loro futuro.
E Francesco unisce questo tema a quello non meno importante della corruzione. Sono state da poco diffuse le anticipazioni di Dio è giovane, saggio già dal titolo fortemente significativo, in cui il Papa condanna la corruzione: “I corrotti sono all’ordine del giorno. Ma i giovani non devono accettare la corruzione come fosse un peccato come gli altri, non devono abituarsi mai alla corruzione”.
Cosa può fare la chiesa per debellare fenomeni deleteri come disoccupazione e corruzione? Innanzitutto, spiega Papa Francesco, bisogna essere presenti e vicini, la chiesa deve riscoprire un fondamentale dinamismo giovanile, non è esclusa dal problema.