Scienza e Salute

Donne e scienza: la storia di cinque giovani ricercatrici italiane

La Giornata internazionale delle donne nella scienza, istituita dall'Onu celebra ogni anno tante donne impegnate nella ricerca, mirando ad incoraggiare le più giovani a intraprendere studi scientifici. Scopriamo la storia di cinque ragazze italiane che ce l'hanno fatta, raggiungendo grandi risultati in questo campo.

Se pensiamo al binomio formato da donne e scienza, alla maggior parte di noi verrà in mente una di queste figure: la celebre Marie Curie, premio Nobel per la fisica e per la Chimica, l’italiana Rita Levi Montalcini, neurologa e premio Nobel per la medicina, ancora Margherita Hack, astrofisica e divulgatrice scientifica e Fabiola Giannotti, fisica italiana direttrice del Cern. La Giornata internazionale delle donne nella scienza, istituita dall’Onu ogni anno l’11 febbraio, vuole proprio celebrare il loro impegno. Ma oltre a queste figure e tantissime altre che hanno dato il loro contributo alla scienza, diventando celebri nel mondo, esistono oggi tante giovani ragazze che si dedicano con passione al mondo della scienza e della ricerca. Scopriamo la storia di cinque giovani scienziate italiane, che si sono distinte nel settore.

Elisa Donati, 25 anni, Dottoranda nel gruppo di ricerca del Professor Marco De Vivo, all’IIT di Genova ha sviluppato la sua passione per la scienza dai genitori che lavorano entrambi in ambito scientifico. Ha frequentato prima il liceo scientifico e poi si è iscritta a Chimica. Attualmente, nelle sue attività di dottorato si sta dedicando all’identificazione di molecole antitumorali per lo sviluppo di nuovi farmaci. L’aspetto più interessante del suo lavoro, secondo la studentessa intervistata da iSchool, è “pensare di poter fare qualcosa di utile per migliorare le cure a disposizione dei malati di tumore”.

Alessia Serafini, 28 anni, Datascientist dello spinoff del Poltecnico di Milano Moxoff si è invece accorta sin da bambina di essere portata per la matematica. Ha frequentato il liceo scientifico e poi ha studiato ingegneria matematica al Politecnico di Milano. La scelta di ingegneria matematica, piuttosto che matematica pura, le permette di lavorare nell’ambito della scienza applicata. Recentemente ha lavorato ad un progetto per un importante gruppo televisivo che consisteva, basandosi su alcuni dati relativi all’indice di ascolto, nel cercare di fornire dei modelli per ottimizzare la programmazione delle diverse tipologie di programmi. Nel suo lavoro, Giulia utilizza quindi la matematica per sviluppare modelli customizzati, che si rivelano indispensabili per gestire in maniera intelligente ogni tipo di business.

Martina Molgora, 28 anni , ricercatrice di Humanitas ha  frequentato il liceo scientifico, poi si è iscritta a biotecnologie e ora sta finendo un dottorato in immunopatologia, disciplina verso la quale ha manifestato interesse sin dalle prime lezioni in università. La giovane ricercatrice si occupa del sistema immunitario in ambito oncologico. Nello specifico, il progetto di dottorato “è legato allo studio di una molecola che agisce da freno, ovvero da regolatore negativo, di un tipo cellulare specifico del sistema immunitario, le NK Natural Killer”. L’attività di laboratorio, ha dichiarato, essere estremamente stimolante, in quanto consiste nell’avere una domanda scientifica e dover trovare una risposta.

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Valeria Di Marco, 28 anni, Data Scientist che ha sviluppato Axurge (tra i dieci progetti finalisti nella prima edizione del contest Bioupper) ha frequentato prima il liceo scientifico e poi si è iscritta ad Ingegneria matematica, con una specializzazione per l’elaborazione delle immagini in ambito biomedicale. Si è occupata a lungo del progetto Axurge, una piattaforma che supporta lo specialista cardiovascolare nel trattamento dell’aneurisma aortico addominale. Grazie a innovativi algoritmi matematici, si può infatti analizzare in tempo reale la TAC e sfruttarne al meglio le informazioni. Il lavoro del data scientist non è solo al computer come pensano molti: “dobbiamo incontrare i clienti e comprendere al meglio le loro esigenze”. Questo aspetto è quello che piace di più alla ricercatrice, che afferma di non vedersi sempre davanti al computer.

Infine, Chiara Ceriani, studentessa di chimica dell’Università Bicocca, inserita nel gruppo di ricerca del Professor Sergio Brovelli ha sempre avuto una passione per  la scienza, fin da bambina. La cosa che la affascinava maggiormente era cercare di capire i fenomeni che ci circondano. Il suo amore per la chimica però è nato tra i banchi di scuola, quando frequentava il liceo socio-psico-pedagogico dove la chimica si studia solo un anno. Dal primo giorno di lezione le fu subito chiaro che sarebbe diventa un chimico e che si sarebbe dedicata alla ricerca. Attualmente sta svolgendo il tirocinio magistrale e il progetto sarà l’argomento della sua tesi. Si occupa della  progettazione e sintesi di surfattanti specifici per la preparazione di semiconduttori organici in ambiente micellare. La sua ricerca è prevalentemente improntata sul cercare di utilizzare l’acqua e non solventi organici, che inquinano il nostro ambiente, nelle reazioni.