È nata a Catania, tra le mura del Dipartimento di Ingegneria Civile e architettura e prima ancora nelle menti di giovani ed intraprendenti aspiranti ingegneri siciliani una nuova associazione: Whole – Urban Renewal.
Il 9 novembre, tra le mura del DICAR ed in occasione della presentazione del laboratorio interdipartimentale “I paesaggi delle mafie”, è stata ufficialmente presentata l’associazione Whole – Urban Renewal. interamente composta da studenti.
“L’associazione è nata come naturale conseguenza di un gruppo affiatato con la voglia di continuare un percorso iniziato all’università con il progetto ‘ortinsieme’ “, racconta ai microfoni di LiveUnict Enrico, studente catanese ed aspirante ingegnere, membro dell’associazione.
Per i membri di Whole, “la città di Catania ha bisogno di un cambiamento sociale, culturale”, e tutto questo deve partire da un interesse, da un miglioramento dei servizi.
“Noi con Whole – spiega lo studente – vogliamo portare avanti l’idea di andare ad operare sul territorio migliorandolo, con l’aiuto però della comunità interessata, che dev’essere l’elemento fondamentale per riuscire a portare un vero e profondo cambiamento. Se così non fosse qualunque progetto potremmo portare avanti rimarrebbe fine a se stesso”.
Sono tanti gli obiettivi che l’associazione si pone. L’ambizione e la voglia di fare, il desiderio di rendersi utile sono le carte vincenti che un gruppo di giovani porta avanti e pone come ideali fondamentali. “Vogliamo che la nostra sia una nuova metodologia da ‘dover’ e non poter utilizzare . Vogliamo metterci a servizio sia della comunità, ma anche di altre associazioni e realtà, fornendo le nostre competenze scientifiche”.
Per quanto riguarda i progetti futuri “al momento abbiamo in cantiere diversi progetti ed idee, alcuni da portare avanti da soli, altri a supporto di associazioni ed enti che già operano a livello territoriale”.
Ma cos’è Whole, cosa significa per un giovane cittadino catanese che ama la sua città e vorrebbe vedere tutte le sue potenzialità sviluppate? “Whole dev’essere un incubatore di idee e di persone che vivono realtà ed hanno competenze diverse, per poter essere sfruttate al massimo al servizio di quello che vogliamo sia il nostro futuro”, conclude Enrico.