Il presidente del Consiglio Nazionale dei Farmacisti Italiani si è espresso ieri in favore dell’introduzione del numero chiuso alla facoltà di Farmacia. Il rischio è di ritrovarsi con un numero elevatissimo di disoccupati nei prossimi anni.
Sarebbero già 13000 i laureati in Farmacia attualmente alla ricerca di impiego e i numeri potrebbero aumentare esponenzialmente nei prossimi anni. Per questa ragione all’ultima riunione della Fofi, tenutasi ieri a Roma, si è discusso della possibilità, anzi della necessità, di introdurre il numero chiuso anche alla facoltà di Farmacia.
“Affrontare il tema dei livelli occupazionali significa anche evitare che si formi un esercito di potenziali disoccupati che ingrossa le sue fila anno dopo anno. Occorre che anche per i corsi di laurea in farmacia e CTF si adotti una programmazione certa degli accessi in funzione delle effettive necessità, o meglio della capacità di assorbimento, del sistema salute nel suo complesso: rete delle farmacie, strutture del SSN, industria del farmaco”. Sono queste le parole del presidente della Fofi, Andrea Mandelli, il quale ha puntato l’attenzione sull’esigenza di tenere in conto l’esigenza occupazionale, incoraggiando non soltanto il ministero dell’Istruzione a introdurre il test d’ingresso in Farmacia, ma anche le riviste economiche a descrivere con obiettività le condizioni reali del mercato italiano.
A dispetto di quanto professato sui giornali, infatti, secondo la Fofi la richiesta di laureati farmacisti in Italia non sarebbe illimitata, ma di appena 1500 professionisti l’anno, a fronte di un numero di iscrizioni all’albo pari a 4000. Secondo queste stime, e se non si prenderà in considerazione un’inversione di rotta, in appena vent’anni si raggiungerebbe una quota di circa cinquantamila disoccupati del settore.