Dall’ultima indagine Almalaurea sul profilo degli universitari italiani emerge un ritardo considerevole nel conseguimento del titolo di studio. Tra i corsi più “ritardatari” spiccherebbero Giurisprudenza, Architettura e Lettere, mentre tra quelli virtuosi si distinguono Medicina e Professioni Sanitarie.
Riuscire a laurearsi in corso, non sprecare tempo tra aule, lezione ed esami, fare il proprio ingresso nel mondo del lavoro nel minor tempo possibile. Quale studente non sogna tutto ciò nel momento di immatricolarsi all’università? Eppure questi buoni propositi possono tramutarsi spesso in un vero e proprio miraggio o, addirittura, in un incubo.
Sebbene i dati mostrino come negli ultimi quindici anni gli universitari italiani abbiano fatto registrare percorsi di laurea sempre più brevi, tuttavia un numero non irrilevante di giovani fatica ancora, e non poco, a conseguire il titolo di studio nei tempi sperati. Dal 2002 a oggi, infatti, il numero dei fuori corso negli atenei italiani è passato dal 67% al 36%, un dato senza dubbio incoraggiante, se non fosse che questo miglioramento riguarda solamente alcuni corsi di studio, lasciando scoperti molti altri.
Se tra le facoltà “virtuose” spiccano Medicina, con un tasso di ritardatari di appena il 16% (solo qualche mese in più rispetto alla durata legale), Professioni sanitarie (con il 20% di tempo in più), Psicologia ed Educazione Fisica, i corsi di laurea che finiscono per diventare quasi un “parcheggio” per un gran numero di studenti sono Giurisprudenza, Architettura e Lettere.
I dottori di area giuridica, in effetti, impiegherebbero circa il 52% del tempo in più rispetto alla durata legale del corso, impiegando, in questo modo, almeno otto anni per discutere la tesi a dispetto dei cinque previsti dall’ordinamento. Non vanno meglio gli studenti di Architettura e di area letteraria, i quali accumulerebbero un ritardo pari al 45%, impiegando circa sette anni per il conseguimento della laurea. Questi, tuttavia, non sono gli unici dipartimenti affetti dall’annoso tarlo dei fuori corso, considerato che anche gli studenti di Ingegneria e Scienze Matematiche impiegherebbero almeno un paio d’anni in più del previsto per laurearsi.
Anche l’Università di Catania non sembrerebbe discostarsi da questa tendenza comune e piuttosto condivisa. Qui gli studenti impiegherebbero una media di circa cinque anni e tre mesi per concludere il proprio percorso universitario e ottenere il titolo, con un ritardo medio di circa 1,8 anni. Numerosi gli iscritti che si trovano ad affrontare il primo anno da fuori corso, sono circa il 24,6%, mentre si assottiglia il numero di studenti fuori corso per il secondo, terzo e quarto anno. È interessante, e altrettanto allarmante, osservare come i fuori corso al quinto anno e oltre siamo pari al 14,4%.
Ma come si spiega questa tendenza diffusa e comune a molti studenti italiani? Le ragioni di tale problema possono essere molteplici: in primis il sovraffollamento delle aule che scoraggerebbe gli iscritti a seguire le lezioni, ma non sarebbe da sottovalutare neanche la severità dei docenti che costringerebbe spesso gli universitari a ripetere anche più volte un esame. A tutto ciò va aggiunta anche la mole mastodontica dei programmi universitari, spesso in relazione a materie da pochi crediti, e, infine, il fatto che, non di rado, giovani indecisi sul proprio futuro scelgano di “stazionare” volontariamente all’università in attesa di scoprire cosa diventare da grandi.