La Sicilia non supera l’esame di Confindustria, i dati pubblicati infatti confermano il divario economico e occupazionale tra l’isola e il resto di Italia.
Il dato emergente però è che non solo è aumentata la differenza con il Nord Italia, ma addirittura con il resto del Sud, ponendo la regione siciliana ultima in classifica; mentre invece il Meridione continua a crescere.
Scoraggiano in particolare i dati riguardanti la disoccupazione e l‘abbandono degli studi: il tasso di occupazione in Sicilia è tra i più bassi d’Europa ( nel 2016 si aggirava a circa il 43,5%) , irrisorio anche l’investimento nella ricerca (1,1 %) ed è allarmante l’alto tasso di giovani che abbandonando prematuramente gli studi (24,3%). A questi dati si aggiunge anche il basso tasso di giovani tra i 30 e i 34 anni in possesso di una laurea, la percentuale è infatti pari al 18,2 %.
E’ quasi intuitivo poi il collegamento tra degrado economico, dispersione scolastica e degrado sociale, intuizione, tristemente confermata dall’ultimo posto in classica della Sicilia per quanto riguarda l’indice di progresso sociale secondo gli obiettivi fissati dall’Unione Europea.
Tuttavia, in un quadro cosi desolante fioriscono germogli di progresso rappresentati dalla start-up in crescita e da quelle femminili: si contano solo a Catania 13.610 imprese giovanili segno che, tra i tanti interventi, siano necessari quelli che favoriscono l’occupazione di queste due importanti fette della società.