“Bedda” non è soltanto il modo con cui noi siciliani diciamo “bella”, ma oggi è anche il titolo di una poesia dedicata alla città di Catania scritta da un quattordicenne che frequenta il Liceo M.Cutelli, Mattia Barbagallo.
Mattia è un giovane adolescente che frequenta il liceo classico, con una grande passione per la scrittura, che lo ha portato a scrivere vari racconti di tema storico e a partecipare ad alcuni concorsi letterari, come “Storie sotto il vulcano”, già da quando era uno studente delle scuole medie. Nei suoi scritti, racconti e poesie, c’è sempre però un comune denominatore che li accomuna tutti, un punto di riferimento costante, che è l’amore per la sua città.
“Bedda” è il titolo di sua poesia scritta in dialetto in cui il sentimento di profondo affetto e di orgoglio per il senso di appartenenza alla sua città, la città di Catania, è più forte che mai.
Tutta stotta si,
ma iù ca staiu,
non mi lamentu, ‘nzamai.
Non sugnu unu ca talia e sinni va,
di chiddi ca parrunu supecchiu,
ma poi s’arricrianu a mari e ‘nda muntagna,
a ciaurari a zagara o
taliari i scogghi ammenzu u mari.
Ma, parrari ri tia…
nenti ci voli. Nenti.
Ma na para ri cosi di sti cristiani
l’aiu a diri.
Taliunu e parrunu senza cori,
senza capiri chi si stannu piddennu
di chiddu ca non sanu taliari
Na para, appoi, parrunu supecchiu.
C’è cu rici ca è lodda, ca è nica,
e macari ca c’è schifìu.
Occarunu ca è supecchiu. Ca è supecchiu.
Non sbagghiunu, ma sulu pi casu.
Bedda si, bedda e ammiscata
ndo menzu di biddizzi schifiati,
bona pi tutti, ma nuddu ti teni,
nuddu ca avi testa e peri.
Cascasti ro celu e fusti futtunata,
arrivasti nda sudda e sula t’aiutasti.
Tu si accussi comu ti viru, ‘n petra,
comu na picciridda cu l’occhi a cirasa
ca ti taliunu aspittannu na risata,
accussi comu sulu idda sapi fari.
Bedda Catania. Bedda si.
Tutta stotta si,
ma iu di ca non minni vaiu.
Vista la bellezza ed il valore della poesia realizzata da Mattia, con una maturità e consapevolezza insolita per la sua giovane età, e avendovi letto un messaggio altrettanto importante, abbiamo intervistato il giovane autore della poesia.
Come nasce la poesia?
“La poesia era nata, per la verità, come un semplice compito in classe, nel senso che la professoressa mi aveva incaricato di scrivere questa poesia, ed io allora ho cercato di mettere tutto me stesso, non tanto nella descrizione del paesaggio, che comunque tutti conosciamo. Tutti sappiamo che Catania è una bellissima città, ma non tutti la sappiamo apprezzare. Chi apprezza veramente Catania è chi non se ne va. E’ anche vero che ci sono spesso più opportunità di lavoro all’estero o al Nord Italia piuttosto che qui, ma penso che per chi si impegna non ci siano limiti a trovare un’occupazione dove si è nati.”
“Mi sembra strano che una persona non abbia attaccamento al proprio territorio, perché se una persona non ha questo per così dire campanilismo (in senso positivo) non si va da nessuna parte. Anche se comunque non si nutre un particolare affetto nei confronti del sistema, se si pensa sempre che qui non funziona niente, che l’Italia non va, si sbaglia. Servirebbe, invece, un po’ più di patriottismo.”
Come mai hai scelto di scrivere la poesia in dialetto?
“Per molti il dialetto è considerato come qualcosa di indegno, una sorta di impurità, ma secondo me è proprio nel dialetto che si nasconde l‘anima di un popolo. Quale migliore lingua per scrivere una poesia patriottica sul proprio territorio, se non quella del territorio suddetto? Bisogna rivalutare il siciliano, perché il siciliano è cultura, non è solo secondo uno stereotipo utilizzato dalle persone che non hanno avuto la possibilità di studiare, ma è il nucleo comunicativo di una popolazione, di una comunità.”
Come nasce la tua passione per la scrittura e per la poesia? Coltivi altre passioni al di fuori della scrittura?
“La scrittura non è la mia unica passione, io suono il piano da nove anni e studio al Conservatorio di Reggio Calabria, contraddittoriamente quasi al messaggio della poesia, ma non perché ho direttamente scelto Reggio Calabria, avevo scelto Catania ma per varie cause personali mi sono trovato a dover cambiare. Ma si è trattata di una scelta molto sofferta. Per quanto riguarda la scrittura, scrivo per lo più racconti e in futuro continuerò a farlo, continuerò ad abbracciare Catania, affrontando diverse tematiche.”
Nutri un sentimento patriottico forte ed hai una maturità che non è facile trovare in ragazzi della tua età, a cosa è dovuto tutto ciò secondo te?
“Non si tratta secondo me tanto di maturità, si tratta anche di ambiente nel quale si cresce. Sono del parere che se c’è una realtà in cui un genitore dice al figlio che per fare strada dovrà fare necessariamente l’università d’eccellenza, l’università all’estero, per diventare notai o banchieri o gente importante, non so verso che direzione si può crescere, invece se hai dei genitori che ti dicono di coltivare le tue passioni, fare del tuo meglio senza necessariamente andare via da qui, fare tutto quello che posso per il mio territorio, è ben diverso. Poi se proprio devo essere costretto a migrare lo farò, ma come una scelta molto sofferta”
“Credo che nel è proprio nel Sud che si nasconde la maggior parte della cultura italiana, senza sminuire in alcun modo il Nord, ma è il Sud Italia protagonista dell’antichità, della colonizzazione greca, ed è un peccato che si spechi.”
Sei un ragazzo studioso, immagino, non è vero?
“Si, effettivamente mi hai beccato sono un tipo studioso, vado abbastanza bene a scuola, ma non è tanto questo, è che ci tengo a sapere che Roma è stata fondata nel 753 a.C, quanto piuttosto ci tengo a studiare le cause. Come dicevano gli antichi “Historia magister vitae”, in particolare studiare la storia per ricordare e non dimenticare: la storia romana, l’antica Grecia per alcuni possono sembrare solo armi e battaglie, ma non è così, è soprattutto cultura. Molti soprattutto in questo periodo dicono che effettivamente lo studio del latino e del greco, il metodo classico non sia più valido, penso che non ci sia affermazione meno corretta. Se si pensa che queste lingue non hanno più un valore, si è perso il concetto di apprendere, di sapere e di voler conoscere. Con un termine solo “filosofia”, nel senso più ampio dell’amore per il sapere, per il conoscere, per la cultura. “
Per chiudere, oltre al messaggio della poesia, c’è un altro messaggio, c’è qualcosa che vorresti dire in particolare ai tuo coetanei?
“PERSEVERARE. Perseverare per le cose giuste. Quali sono potreste dirmi le cose giuste? Perseverare in quelle cose che permettono di dare un contributo valido e solido per gli altri, per il mondo che ti circonda, fare la differenza nella società. Per me, perseverare potrebbe applicarsi alla cultura, perché anche se sembra una frase fatta, la cultura ci rende liberi davvero. La società deve essere il nostro primo obiettivo chiaramente però esterno, per dare qualcosa dobbiamo essere capace dentro di noi di capire, di essere consapevoli che fare una versione di greco anche se richiede un po’ più di tempo, ha il suo valore.”
Lo sguardo di Mattia è quello di un ragazzo che crede fortemente nel valore della sua città, così come crede nel valore di ciò che fa ogni giorno, con lo stesso amore e lo stesso orgoglio che nutre per Catania e per la sua storia e per le sue origini.
Catania ha tante cose che non vanno, così come l’Italia, ma lamentarsi, denigrare o vergognarsi di farne parte non è la scelta giusta. Occorre perseverare, e non tirarsi indietro, non scappare di fronte alle difficoltà, ma restare cercando giorno per giorno di fare la differenza, non dimenticando mai il valore di ciò che siamo e da dove veniamo.