Il day after della gara Foggia-Catania è un continuo parlottio trai tifosi rossazzurri, nei bar e nelle panchine della città: il Catania poteva osare di più e vincere la partita? Si poteva schierare una diversa formazione? Ma soprattutto, la stupenda rovesciata di Giuseppe Fornito era goal?
Il giocatore ex Napoli, nativo di Trebisacce, al minuto 27esimo si è reso protagonista di una splendida giocata che ha fatto sobbalzare gli animi dei tifosi etnei, rimasti con l’urlo in gola a causa di un papabile goal non assegnato dall’arbitro Piscopo con il pallone che, a suo giudizio, non ha oltrepassato la linea di porta dopo aver lambito la parte interna della traversa.
Ma, in realtà, era goal?
Abbiamo provato a ricostruire la situazione di gioco attraverso dei fermo immagine estrapolati dalla diretta video della partita, trasmessa sul portale web Sportube. Ricordando che, secondo il regolamento di gioco, il pallone deve oltrepassare nella sua totalità la linea di porta per poter assegnare regolarmente la rete, quello che appare dalle immagini, seppur non splendidamente nitide, è che in realtà la sfera di gioco fosse completamente al di là della linea bianca dopo aver colpito il legno superiore della porta. Lo stesso arbitro Piscopo si trovava con la visuale completamente libera per poter valutare correttamente e a una distanza di circa 14 metri dalla porta, così come è possibile vedere dalle seguenti immagini da noi elaborate.
A rafforzare la tesi del goal c’è anche l’atteggiamento del guardalinee che, con il braccio, pone la bandierina verso il basso e indica il centro del campo, segnale che nell’ambito tecnico indica una rete da convalidare. Anche in questo caso l’arbitro ha visuale libera verso il suo collaboratore, che però viene puntualmente ignorato. Altra ipotesi, seppur molto meno probabile, è che il guardalinee alzando di 70° il braccio sinistro, volesse indicare che la palla si trovasse nella porzione di campo interna al rettangolo verde di gioco e che quindi non avesse del tutto oltrepassato la linea. Ipotesi, ripetiamo, molto meno plausibile.
Già da un paio d’anni, prima in via sperimentale e poi ufficiale, è entrata in vigore l’utilizzo della goal-line technology, sistema di assistenza tecnologica alla terna arbitrale volta a chiarire l’annoso problema dei goal fantasma, che rischiavano di essere una doppia beffa per una squadra a discapito dell’altra. Ma come funziona questa tecnologia? Il sistema sfrutta una serie di telecamere poste in modo strategico sul rettangolo di gioco che, inquadrando la linea di porta, inviano il fermo immagine a un centro che elabora, attraverso un software, la dinamica del pallone, ricreando un video con diversa prospettiva che viene proiettato su un maxi-schermo all’interno dello stadio; al contempo, il goal o no-goal viene segnalato all’arbitro attraverso un orologio da polso che vibra segnalando e chiarendo ogni dubbio.
Ma perché quindi la goal-line technology ieri non ha funzionato?
Semplicemente perché non c’era! Infatti, nei campionati minori sotto la Serie A non è ancora previsto il costoso marchingegno di tale diavoleria; ad oggi, conti alla mano, il sistema costa oltre 2 milioni di euro l’anno, soldi investiti e suddivisi dalle 20 squadre della Lega del massimo campionato italiano. Soldi che le squadre dei campionati di terza serie non possono permettersi, per buona pace di Giuseppe Fornito, della sua rovesciata e della probabile beffa per società e tifosi rossazzurri.