Fuga dagli atenei siciliani, il rettore Pignataro: “Usare i fondi europei per sostenere il diritto allo studio”. A Catania adottate contromisure per scongiurare abbandoni e ritardi nelle carriere, quest’anno matricole aumentate del 15%.
“Da quando mi sono insediato, nel 2013, non perdo occasione per lanciare l’allarme sulle mancate iscrizioni di liceali nelle università siciliane, che scelgono di iscriversi negli atenei del Nord Italia o addirittura di non iscriversi proprio”. Il rettore dell’Università di Catania, Giacomo Pignataro, non è affatto sorpreso dai dati contenuti nel nuovo rapporto della Fondazione Res, che riporta gli esiti di un’indagine sul confronto tra gli atenei meridionali e quelli del Nord Italia (qui la sintesi della ricerca, presentata questa mattina a Palermo: http://goo.gl/jvt05J) .
“L’ho detto due anni fa al presidente della Repubblica Napolitano, l’ho ripetuto in altrettante occasioni pubbliche al presidente Crocetta e al Ministro Giannini – spiega il rettore etneo, attuale presidente del Coordinamento delle università siciliane -. Il dato che fa riflettere, aggiungo, riguarda tutto il Paese, visto che il calo di immatricolazioni quest’anno si estende anche a numerosi altri atenei non siciliani. E nei prossimi anni potrebbe andare ancora peggio, se si considera il calo demografico registrato in Sicilia, che vede l’Isola agli ultimi posti per tasso di natalità. Registriamo però, con soddisfazione, che l’Università di Catania ha visto quest’anno una significativa inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, dato che le immatricolazioni all’Università di Catania sono aumentate del 15% rispetto al 2014-15”.
“Da tempo sostengo quindi – prosegue il professor Pignataro – che le risorse del Fondo sociale europeo debbano essere impegnate a sostegno del diritto allo studio e auspico una politica di finanziamenti per migliorare la qualità della didattica e della ricerca governata da criteri che considerino le posizioni di partenza e i relativi progressi nel tempo, ateneo per ateneo, invece che basata sul paragone tra un’università e l’altra di zone geografiche diverse tra loro socialmente ed economicamente”.
“Per quanto riguarda Catania – rileva il rettore -, pur non essendo di stretta competenza dell’Università, abbiamo aumentato gli stanziamenti a favore del diritto allo studio dei nostri iscritti, attraverso le borse di studio legate alle collaborazioni part-time degli studenti con le strutture universitarie, investendo complessivamente 2,5 milioni di euro. E per arginare il fenomeno degli abbandoni e dei ritardi accumulati già dai primi anni di studio, abbiamo potenziato da quest’anno servizi come il tutorato e l’assistenza didattica alle matricole, impegnando risorse, soltanto per gli studenti del primo anno circa 1 milione di euro”.
“Stiamo investendo anche sulla ricerca – osserva infine -. Da due anni a questa parte, e lo stanziamento è confermato anche per il 2016, impegniamo 2,5 milioni di euro per il fondo di ateneo per i progetti di ricerca e circa 3,2 milioni di euro per i dottorati di ricerca. Soprattutto siamo intervenuti sui criteri di allocazione delle risorse al nostro interno, tra i dipartimenti. Per le nuove assunzioni così come per le promozioni, per le risorse dei budget dipartimentali, utilizziamo criteri basate sui risultati di ricerca e didattica dei singoli dipartimenti e indicatori di fabbisogno. Per la distribuzione dei fondi di ricerca, abbiamo fatto valutare i singoli progetti da revisori tutti esterni all’Ateneo. C’è ancora molto da fare, certamente, e la battaglia può vincersi soltanto se ci saranno scelte politiche coerenti, a tutti i livelli”.