Da un recente studio è emerso che gli studenti maschi che studiano arte o letteratura stanno “sprecando” quasi 700 mila euro. Questo non vale per le studentesse che indipendentemente dal percorso universitario hanno pressoché le stesse possibilità di trovare lavoro, dato che «per una donna iscriversi a una delle lauree del gruppo STEM è raramente la scelta economicamente più remunerativa. In Italia, Francia, Slovenia e Ungheria, anzi, porta a risultati peggiori»
In generale però è consigliato scegliere le materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) che sono quelle che offrono le migliori prospettive stipendiali.
Lo studio è stato condotto da Miroslav Beblavy, Sophie Lehouelleur e Ilaria Maselli, tre ricecatori del del Centre for European Policy Studies(Ceps) che hanno confrontato il rapporto tra giovani e mercato del lavoro calcolando il diverso peso economico dei titoli di studio in cinque paesi: Italia, Francia, Ungheria, Polonia, Slovenia. Le ricerche inoltre mettono sui piatti della bilancia anche il numero di ore di studio e gli anni di durata dei corsi di laurea.
Nell’interpretazione dello studio del Ceps è opportuno in ogni caso considerare che quest’ultimo tiene conto soltanto delle “possibilità di impiego” e del “valore degli stipendi di un dipendente” e ciò non assicura dunque che laurearsi in una delle materie STEM debba condurre necessariamente a percepire uno stipendio esorbitante.
Scalpore ha suscitato un articolo di Stefano Feltri che in riferimento ai dati Ceps ha affermato: “È giusto studiare quello per cui si è portati e che si ama? Soltanto se si è ricchi e non si ha bisogno di lavorare”- e continuando- “Oggi è molto, molto più pericoloso fare errori. Purtroppo migliaia e migliaia di ragazzi in autunno si iscriveranno a Lettere, Scienze politiche, Filosofia, Storia dell’arte.” Queste affermazioni hanno irritato anche l’ex ministra Carrozza che su Twitter ha definito quello di Feltri “pessimo modo di fare #orientamento”. Innumerevoli le polemiche che denunciano la superficialità con cui Feltri abbia trattato un tema sul quale non risulta molto ferrato, commettendo anche l’errore di parlare di “Facoltà” che non esistono più per effetto della legge Gelmini.
Orientarsi sulla base di dati oggettivi, senza lasciarsi influenzare da interpretazioni fuorvianti, potrebbe essere un modo per evitare cantonate?