Prosegue la presentazione del romanzo d’esordio della nostra redattrice Maria Eleonora Palma “Anche i porcospini possono volare”, edito da Algra Editore.
Dopo il successo avuto a Vittoria, lo scorso 15 maggio, anche Catania si prepara alla presentazione del libro. L’appuntamento è per sabato 27 giugno, alle ore 18.00, presso la Libreria Mondadori di Piazza Roma.
Insieme all’autrice interverranno Michele Cannavò, psichiatra e psicoterapeuta della Gestalt, e Adriano Di Gregorio, professore e autore de “Il peso della verità”, edito da Algra Editore.
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Il romanzo della giovanissima autrice ha come protagonista Elena Cantarella, una psicologa che riporta fedelmente gli appunti di un viaggio speciale e diverso da quello che tutti immaginiamo: il percorso di cura che intrattiene con i suoi pazienti. La protagonista, attraverso le loro esperienze, è posta in una condizione di costante “transfert” che la induce a confrontare alcune vicende dei suoi pazienti con i ricordi più importanti della sua vita.
Le pagine del libro sono percorse da temi importanti e attuali quali: disturbi alimentari, ansie, attacchi di panico e fobie. Tutti trattati con un tono ironico e divertente, nonostante la drammaticità che li avvolge.
A parlarci del romanzo, della sua genesi e del significato del titolo è la stessa Eleonora.
- Quando hai scritto il tuo libro?
«Ho iniziato a scrivere questo libro ad agosto. L’ho scritto in tre giorni, ma le revisioni sono state infinite. Ogni volta che lo rileggevo trovavo sempre qualcosa da limare, cambiare e ritoccare».
- Il titolo che hai scelto è molto particolare. Perché proprio i “porcospini”?
«Posso dirti che il titolo, per quanto insolito, è una metafora e chiave di lettura di tutto il libro. I porcospini sono i pazienti di Elena Cantarella, il porcospino è la stessa Elena, i porcospini siamo noi! Siamo noi quando dinanzi a una difficoltà e a un ostacolo, che non riusciamo a superare, ci chiudiamo in noi stessi, non riusciamo a reagire e tendiamo a usare gli aculei per allontanare gli altri. I porcospini di Elena e la stessa Elena hanno imparato, i primi grazie al percorso di cura intrapreso con la psicologa e la seconda tramite la sua vita, che qualsiasi ostacolo può essere sormontato. Devi trovarti davvero seduto per terra per avere la forza di reagire e rialzarti».
- Hai affrontato temi profondi nel tuo libro. Qual è il primo che ti viene in mente?
«Uno dei temi toccati è la bellezza: la bellezza intesa come imperfezione. Prendendo come esempio la Venere di Botticelli, spesso, si parla di strabismo di Venere, ma è proprio quell’imperfezione a renderla uno dei capolavori artistici e icona di bellezza assoluta. Ho, quindi, sviluppato il concetto della bellezza nell’imperfezione. Così facendo smontiamo i miti, le mode e i canoni estetici per ripartire da un concetto più semplice: il bello sta nel brutto. In fondo Elena non fa altro che trovare e far vedere ai suoi pazienti quella bellezza e quegli aspetti della loro persona che contribuiscono a renderli dei capolavori, smontando le barriere, gli stereotipi accumulati e le convinzioni che hanno solo limato la propria autostima. Infine, riguardo la genesi del libro vorrei dire che questo libro nasce dall’incontro e dall’osservazione, a seguito dell’ascolto, della gente. Gente comune, non solo gente “stabilmente instabile”. Gli “altri” siamo noi, nel senso che i problemi che riguardano persone definite “malate” assillano e bussano spesso anche alle nostre porte. Non è solo il bulimico o l’anoressico a sentirsi brutto. Quante volte, anche a noi gente “normale”, capita di essere insoddisfatti di noi stessi e del nostro aspetto. Gli “altri” siamo noi perché, malgrado i tentativi di segnare un confine, di creare barriere e di differenziare i “normali” dai patologici, spesso la stessa linea che separa ci fa compenetrare».