Dopo il crollo di Wall Street, una delle catastrofi più grandi della storia è avvenuta nel 2014, circa una settimana fa, quando il terrore si è dipinto sul volto di molti, in seguito al crollo di WhatsApp. Ansie, panico, pianti: il mondo sembrava essersi fermato, eppure tutti gli utenti di WhatsApp sono riusciti a sopravvivere, nonostante il malfunzionamento dell’app. Ironia a parte, è utile ricordare che esistono molti programmi di messaggistica, uno di questi è Telegram.
Ideata da due fratelli russi, Nicolai e Pavel Duro, Telegram ha acquisito 5 milioni di utenti in più, dopo il “black out” che ha coinvolto WhatsApp. Ma quali sono le caratteristiche di questa nuova app di messaggistica? Uno dei punti di forza sembrerebbe essere la sicurezza: con lo scopo di mettere al riparo le proprie conversazioni da occhi indiscreti, i messaggi che vengono inviati non solo sono criptati, ma possono anche essere programmati in modo da autodistruggersi, un sistema a prova di servizi segreti insomma. Un altro elemento non trascurabile riguarda la velocità, pare difatti che i fratelli Durov abbiano server distribuiti in vari paesi, garantendo quindi una maggiore velocità e sicurezza. Ancora più allettante dovrebbe essere il meccanismo del “cloud based”, con cui invece è possibile accedere a Telegram anche dal pc. Per quanto riguarda la comunicazione potrebbero essere create chat di gruppo segrete con un massimo di 200 partecipanti e, soprattutto, potrebbero essere inviati file di qualsiasi tipo. E se a qualcuno non fosse ancora andato giù il pagamento di WhatsApp, Telegram è totalmente gratuito. Un ultimo dettaglio riguarda la grafica: Telegram è molto simile a WhatsApp, sarà forse per evitare di far subire cambiamenti traumatici ai nuovi utenti?
Uno dei limiti di Telegram, così come di altre app di messaggistica, è sicuramente il numero di utenti che ne fanno uso. WhatsApp, ad esempio, continua ad essere utilizzato in tutto il mondo proprio perché è l’app più diffusa per comunicare. Ma nel caso di nuovi e improvvisi black out, soprattutto a seguito dell’acquisto da parte di Zuckerberg, non si deve cedere allo sconforto: ne potrebbero essere utilizzate altre, come Telegram, e se anche questa venisse acquistata da Zuckerberg? Non c’è pericolo, i fratelli Durov rassicurano gli utenti: «Telegram non è pensato per produrre profitti, non venderà mai pubblicità e non accetterà mai investimenti esterni. Non è in vendita. Non stiamo costruendo un database ma un programma di messaggistica per le persone».