Uno studio condotto dall’Università di Londra, che si occupa di ricercare i metodi per facilitare l’apprendimento nei giovani, si è accorto di come i ragazzi siano più atti a trascorrere le loro mattinate a letto.
La tendenza dimostra come i bambini, fino al liceo, hanno l’abitudine di alzarsi presto e poi andare a dormire dopo cena, mentre dai 21 anni fino a 50 si attraversa una fase completamente opposta. I Giovani sono restii ad alzarsi presto e, nello stesso tempo, restii ad addormentarsi di notte, sono difatti soliti fare le ore piccole spesso e volentieri. Questa fase si arresta dai 50 anni in poi, in cui si torna ad essere bambini. I giovani stanno due passi anzi ore indietro rispetto agli adulti, sono più svogliati e pigri. Lo studio afferma che tutto ciò non avviene di proposito, ma essi hanno realmente molte difficoltà a prendere sonno presto. È partito un progetto di 6 milioni, che ha l’intento di utilizzare metodi alternativi per stimolare i giovani nei loro studi, per esempio ascoltando musica o addirittura organizzando maratone di videogiochi.
Se, durante le lezioni, i giovani fossero stimolati con attività che fanno accrescere la soglia di attenzione, essi renderebbero maggiormente. In diverse accademie ormai si affianca la pratica alla teoria e lo stesso vale per le scuole di primo ordine, anzi se fin da piccoli si viene stimolati sotto diversi punti, da grandi si tende a mantenere una soglia di attenzione più elevata rispetto allo standard medio. Tutto questo ovviamente presuppone uno studio sul cosiddetto “Clock body”, che cambia durante la pubertà. Ogni stadio ha il proprio e, per stimolare al meglio l’attenzione, non si può fare a meno di tenerne conto, così se i bambini renderanno meglio sicuramente di mattina presto perchè più freschi, i giovani dai 21 anni in su saranno più propensi all’apprendimento magari ad un orario più tardo.
Questa ricerca eppure si svela come di mattina il cervello, essendo più riposato, è anche più propenso ad acquisire nozioni ex novo ed immagazzinare più dati. Ecco perchè la tendenza dei giovani sopra i 21 anni va a loro discapito, tuttavia anche questo processo può essere invertito ed “educato”, affinchè l’organismo si abitui ad alzarsi presto senza subire un trauma, pur essendo certamente difficile da conciliare con “le ore piccole”. Un altro passo importante, stavolta per i bambini, può essere il cambio di attività il sabato, dato chè è weekend sarebbe più stimolante fare qualcosa di diverso rispetto agli altri giorni della settimana. Ecco che vengono attenzionati anche i giorni più propizi per apprendere, un modo per combattere la “svogliatezza” può essere difatti il cambio di routine. Sia gli insegnanti che le scuole incoraggiano a partecipare al progetto promosso dall’Education and Neuroscience fund. La Dr Hilary Leevers afferma: «La Neuroscienza è un campo molto interessante e percorrendolo si possono ottenere risultati grandiosi come per esempio capire come il nostro cervello lavora e quindi come migliorare le performance di apprendimento».
Sir Peter Lampl della Fondazione per lo Sviluppo dell’Educazione ha detto: «Conoscere l’impatto che la neuroscienza ha in una classe può essere utile per riconoscere dove si sta sbagliando e perchè magari qualcuno non riesce a rendere al meglio. È essenziale una tecnina simile e, in special modo, quando i ragazzi non vengono stimolati dai famigliari, in questo caso spetta agli insegnanti comprendere come farlo».