La scelta di questo titolo per l’articolo non è casuale, perché è lo stesso di un video che è stato proiettato ieri sera, un video prodotto da Maria Luisa Sterlino, che parla di noi, della nostra Sicilia in un incontro intergenerazionale, il vecchio e il bambino.
Un video che al di là dello scopo di promuovere la lotta contro il Muos fa riflettere, fa rivivere il passato in un intreccio di ricordi e legami coronato dalla bandiera sventolante della nostra Sicilia, della Trinacria, simbolo di una regione che ha sofferto tanto ed è stata sacrificata troppo spesso.
Ultimo sacrificio a cui dovrebbe essere piegata è proprio il Muos di Niscemi, sacrificio che nessun siciliano con un briciolo di cervello e responsabilità può accettare: non siamo carne al macello, ma persone con dei diritti fondamentali e inviolabili che nessuno può e deve toccarci.
La conferenza sul Muos all’interno di un’università rappresenta un importante passo compiuto da noi giovani: si è voluto portare un tema scottante all’interno degli ambienti accademici, a cui per tanto tempo è stato rimproverato di “non voler vedere, capire e ascoltare i processi di militarizzazione”.
L’incontro è iniziato alle ore 17:43 di ieri pomeriggio presso l’aula magna del complesso Le Verginelle, del Dipartimento di Scienze della Formazione di Catania. Si tratta solo del primo di una serie di eventi organizzati dal Collettivo Basaglia al fine di sensibilizzazione sul tema Muos sempre più studenti all’interno delle università dell’ateneo catanese. Facendo una piccolissima indagine, ci siamo accorti della moltitudine di gente, e in particolare di giovani, a cui è estraneo l’argomento Muos: purtroppo, malgrado il massiccio intervento di media locali, e non solo, sono troppi i “che cos’è il Muos”, ancora più gravi le risposte di chi, non solo è del tutto alieno alla cosa, ma risponde superficialmente “ a me non interessa niente”. Alla conferenza erano ospiti il giornalista Antonio Mazzeo, Alfonso Di Stefano del Comitato No Muos catanese, una rappresentante del comitato Mamme No Muos, Fabio D’Alessandro, che insieme alla moderatrice della conferenza, Alessandra Buscemi, rappresentavano il Presidio Permanente e Federico Galletta, come membro di Officina Rebelde, che insieme con il Collettivo ha collaborato per l’organizzazione dell’evento: tanta carne al fuoco, che in realtà sembra aver deliziato i pochi ma buoni spettatori presenti alla conferenza. La platea inizialmente ristretta si è improvvisamente allargata all’arrivo del pullman privato che trasportava un folto numero di Mamme No Muos venute direttamente da Niscemi, sensibili e agguerrite più che mai alla lotta contro il Muostro.
L’intervento di Mazzeo, come al solito, conquista il pubblico: le sue parole colmano sempre gli spazi bui, gli interrogativi di tanti che come me, si domandano come si sia arrivati a questo punto. Mazzeo ha preferito parlare di droni e di militarizzazione, un argomento strettamente correlato con il Muos. Alla domanda: “cosa sono i droni”, Antonio ha risposto: “i droni sono la nuova arma per le strategie di guerra statunitensi”, l’ultima frontiera tecnologica partorita dall’ambizione dell’uomo. Sono un rivoluzionario strumento che per la prima volta apre le porte a una nuova prospettiva e cioè quella “di delegare alle macchine le azioni (non solo l’esecuzione) di guerra, infatti saranno le macchine, nello specifico i droni, a scegliere quando, dove e se colpire”. Si tratta di un emblematico caso di “deresponsabilizzazione” che porta l’umanità intera a privarci della possibilità che “ci siano le nuove generazioni”. “Con una logica del genere” dice Mazzeo “ nel 2048 non ci sarà più nessuno a causa di questa totale automatizzazione bellica”. Secondo le statistiche i droni, in sei anni, hanno provocato da tre a cinque mila vittime, di cui una buona parte civili, il che significa donne, bambini e anziani. Proteggerci dal Muos, significa proteggersi dai droni, significa agire “con coscienza in nome della pace e in difesa della specie”. Il Muos, dunque, rientra in un progetto ben specifico e cioè quello di “trasformare entro il 2015 Sigonella in capitale mondiale dei droni”. Non a caso, l’iniziale prospettiva di collocare il Muos in quel sito è stata rivista e ha portato alla scelta della riserva naturale niscemese. “Gli americani” aggiunge Mazzeo “hanno bisogno di Sigonella: hanno investito su di essa centinaia di migliaia di dollari per potenziarla in quanto costituisce un ponte diretto tra gli Stati Uniti e l’intervento americano in Africa, Medio Oriente, Asia ed Europa. Per questo è stata sacrificata Niscemi”. Muos e Sigonella sono l’uno complementare all’altro, come si nota in un progetto risalente al 2003 entrambi sono necessari per capillare le operazioni militari statunitensi. Viene normale interrogarsi “perché proprio Niscemi”. Una parola chiave racchiude la spiegazione a questa domanda: MAFIA. Sarebbe bello poter approfondire meglio l’argomento ma per questioni di spazio, mi limito a lasciare in voi uno spazio buio che spero abbiate voglia di approfondire per una necessaria presa di coscienza che risvegli un po’ tutti da questo “sonno profondo” di indifferenza, disinteresse, rassegnazione e apatia e accenda in noi un desiderio di resistenza e non di passiva accettazioni di ciò che succede intorno. Per eventuali domande e chiarimenti, potete scrivere ad Antonio Mazzeo a questo indirizzo: antoniomazzeoblog.blogspot.com
Dopo il video sconcertante della tragica notte a cavallo tra il dieci e l’undici gennaio, in cui la polizia italiana, dietro ordine del governo nazionale, attacca gli attivisti No Muos a colpi di manganelli al fine di far passare i mezzi della ditta Comina e quindi trasportare gli ultimi pezzi per l’installazione delle parabole americane, la parola passa a Fabio D’Alessandro che, come membro del Presidio permanente, racconta come nasce il presidio, il 21 Novembre 2012, grazie a una presa di coscienza, prima da parte dei membri del presidio stesso, poi del coordinamento regionale, dalla volontà collettiva di “sovrapporre i propri corpi ai camion e alle gru e di opporsi e subire le “leggere” cariche della polizia italiana”. Fabio racconta quanto sia stato difficile, specie all’inizio, coinvolgere i cittadini niscemesi in questa lotta, derisi per l’utopica idea di opporsi agli americani, “una lotta persa in partenza, ci dicevano, invece trovarci qui quest’oggi, a parlare all’interno di un’università di Muos, la notizia della revoca, il blocco dei lavori grazie all’intervento degli attivisti in presidio, l’aver allargato la questione ai confini non solo regionali ma nazionali e mondiali (anche gli americani parlano di Muos) costituiscono per noi una grande rivalsa, una vittoria che abbiamo faticosamente sperato e cercato di ottenere”. Alla fine conclude “il presidio oltre che a essere un luogo fisico, è anche uno spazio mentale: è per noi un modello da riprodurre, imitare in qualunque altra realtà di resistenza; costituisce per noi un reale momento di socializzazione, di crescita e formazione culturale, di sedimentazione di coscienza politica. E’ bello poter parlare alla gente che è finalmente interessata ad ascoltarci: aiutateci ancora, venite al presidio, venite alla manifestazione del 30, perché al di là della potenza delle immagini che potete vedere in televisione e online, un conto è vedere attraverso uno schermo, un conto è vivere un’esperienza del genere”.
Segue l’intervento di Federico Galletta di Officina Rebelde che sottolinea l’interessante collegamento di tre diverse lotte territoriali che continuano a essere portate avanti in Italia: quella contro il Muos, quella messinese contro il ponte e quella contro la Tav in Val di Susa. “E’un appello unico, un interessante fenomeno da leggere insieme come un tutt’uno, con una certa continuità che lega tre lotte in cui ogni attivista, no Muos, no Tav o no Ponte che sia, si ritrova nelle altre”. In particolare, è stato scelto marzo come mese di mobilitazione territoriale: il 16 ci sarà una grande manifestazione a Messina contro il ponte, il 23 in Val di Susa contro la Tav, il 30 a Niscemi. “La lotta per la salvaguardia dei territori è la lotta per la vita”, lapidaria l’affermazione che chiude il suo intervento, con la speranza di guardare con occhi nuovi questa terra, una terra non solo di mafia, ignoranza e arretratezza ma anche di gente che pratica resistenza, che “si attiva, si muove, disturba”.
Il più atteso, da cuore a cuore, è l’intervento di una mamma No Muos “ Siamo le mamme di tutti” comincia la signora “siamo scese in campo per difendere noi e i nostri figli. All’inizio della lotta non li volevamo ascoltare, pensavamo che fosse tutto un’utopia, che fosse impossibile mettersi contro gli americani, ma quella notte (il 10/11 gennaio 2013) ci ha aperto gli occhi. Siamo scese in piazza per urlare i nostri NO al Muos e alle 46 antenne che abbiamo da sempre ignorato, un problema mai emerso e nascosto in un oscuramento mediatico inaccettabile. Sembravano essere lì da sempre, quasi a proteggerci, a rassicurarci, quasi una sorta di simbolo di Niscemi con quella lucina verde, ma non appena abbiamo saputo il danno che ci hanno fatto ( dal semplice mal di orecchio al tumore, alle leucemie) e continueranno a fare se non le blocchiamo, non ci abbiamo visto più. Siamo agguerite più che mai, fermiamo e perquisiamo i militari con rabbia e dolore. Ci hanno mancato di rispetto e ci hanno tolto il diritto alla salute e al sorriso. Nelle nostre famiglie non si sorride più: si parla solo di Muos, pensiamo a come possiamo fare per fermarli. Vogliamo opporci a questo inferno e riprenderci quei diritti che ci sono stati tolti. Per questo, più partecipiamo e più riusciremo uniti a combattere e a vincere questa lotta non solo contro gli americani, ma contro i nostri stessi politici che ci hanno preso e continuano a prenderci in giro. Dobbiamo farli vedere che siamo una forza contro di loro e che finalmente il paese si è svegliato”.
In conclusione, breve ma incisivo l’intervento di Alfonso Di Stefano annuncia che il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, esprime il suo massimo sostegno ai comitati e alle iniziative No Muos, partecipando, con i comitati territoriali, alle singole mobilitazioni, un risultato importante che sottolinea quanto sia necessario e importante essere uniti e capire che il problema Muos è una questione che non riguarda i singoli cittadini di Niscemi e provincia, ma è una problematica da estendere a tutti coloro che abbiano a cuore il futuro delle prossime generazioni e il benessere di quelle attuali.