La Fontana è stata realizzata dall’architetto Giovan Battista Vaccarini tra il 1735 e il 1737, nell’ambito della ricostruzione della città dopo il terribile terremoto del 1693. La struttura dell’opera realizzata dal Vaccarini è molto complessa, perché prevede la fusione di molti elementi. Il basamento è formato da un piedistallo di marmo bianco situato al centro di una vasca, anch’essa in marmo, in cui cadono dei getti d’acqua che fuoriescono dal basamento. Sul basamento due sculture riproducono i due fiumi di Catania, il Simeto e l’Amenano. Al di sopra di esse si trova la statua dell’elefante, rivolto con la proboscide verso la Cattedrale di Sant’Agata. Sulla schiena dell’elefante si trova un obelisco egittizzante, alto 3,66 metri, in granito, che non ha geroglifici ma è decorato da figure di stile egizio.La sua datazione è incerta, ipoteticamente attribuito al periodo romano, proveniente probabilmente dall’Egitto, portato a Catania all’epoca delle crociate. Sulla parte sommitale dell’obelisco sono stati montati un globo, circondato da una corona di una foglia di palma (rappresentante il martirio) e di un ramo di gigli (rappresentante la purezza), più sopra vi è una tavoletta in metallo con un’iscrizione dedicata a Sant’Agata, patrona della città, con l’acronimo “MSSHDPL” («Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria»), e infine una croce.
Per quanto riguarda l’iconografia dell’elefante sormontato dall’obelisco e da un sfera, la critica ha spesso affermato che Vaccarini fosse stato ispirato da Bernini e avesse guardato all’Obelisco della Minerva situato a Roma. In realtà si crede oggi più probabile che l’iconografia sia tratta dall’Hypnerotomachia del Polifilo, e che quindi non esista veramente la dipendenza dell’opera di Vaccarini dal modello di Bernini, il quale peraltro non presenta la sfera in cima all’obelisco.
Veniamo adesso alla statua dell’elefante, al famoso “Liotru”. Si ritiene che essa sia stata realizzata durante la dominazione cartaginese o bizantina. Il motivo della sua costruzione starebbe nella considerazione che i catanesi avevano della statua dell’elefante come una statua magica, capace di proteggere il centro abitato dalle spaventose eruzioni dell’Etna. Il legame della città all’elefante risale alle origini e alla fondazione di Catania. Secondo una leggenda antica, infatti, l’elefante avrebbe scacciato gli animali feroci dalla città, salvando i suoi abitanti.
Secondo la tradizione, è soltanto nell’anno 1239 che avviene la scelta della statua del Liotru come simbolo della città. Ed è probabilmente proprio in questo periodo che la statua dell’elefante viene trasferita all’interno della città dai benedettini e collocata sotto un arco detto “Liodoro”.
Il nome Liotru deriva dal nome Eliodoro, di cui è una storpiatura divenuta celebre nel dialetto catanese. Eliodoro era figlio di una famiglia nobile di Catania, e aspirava a diventare vescovo della diocesi di Catania. Non riuscendoci, abbandonò la religione cattolica per dedicarsi alla magia e successivamente venne accusato di essere un negromante, discepolo degli Ebrei e fabbro di idoli. La sua figura è strettamente collegata a quella dell’elefante da un mito, il quale narra che fu lo stesso Eliodoro ad aver scolpito l’elefante, forgiandolo dalla lava dell’Etna, per poi dargli vita e cavalcarlo mentre compiva le sue magie nella città, rendendo impossibile coi suoi dispetti e le sue burle la vita dei cittadini.
Oggi il Liotru resta il simbolo distintivo della città di Catania, lo stemma del Comune, della Provincia e dell’Università, e la mascotte di varie associazioni sportive, ma soprattutto un elemento dell’identità di tutti i cittadini.