I risultati di un focus dell’organizzazione parigina evidenziano: l’Italia fornisce ai suoi studenti universitari troppe nozioni teoriche e poche pratiche, così si fatica a entrare nel mondo del lavoro.
L’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un rapporto dedicato al Bel Paese mette a nudo i deficit che emergono dal rapporto tra formazione e professione, facendo venire a galla quelli che sono i principali difetti, a volte ben noti, del nostro sistema universitario.
La scoperta dell’acqua calda? Forse. Ma, come dicevano i latini, repetita iuvant. Ecco che, quindi, i laureati che puntano su “competenze professionali e tecniche di alto livello, piuttosto che su conoscenze teoriche” transitano “più rapidamente verso lavori di alta qualità e ben retribuiti. Il resto dei laureati rimane, invece, intrappolato in un mercato del lavoro che li colloca in posti di scarsa qualità e per i quali, di solito, sono sovra-qualificati”.
La situazione attuale, per la verità, è frutto anche della frammentarietà dei corsi altamente professionali della scuola superiore, che spesso vengono percepiti come opzioni educative inferiori rispetto ai licei. Questo rapporto squilibrato, sottolinea l’Ocse, è lo specchio della situazione socio-economica italiana. Infatti, gli studenti provenienti da ambienti socio-economici avvantaggiati tendono a ignorare la possibilità di scegliere un istituto professionale; preferito, piuttosto, dai loro coetanei che non hanno le stesse risorse economiche.
Da qui in poi, diventa facile prendere la china. Così l’organizzazione parigina rincara la dose, evidenziando che, se la situazione non muterà, si tenderà a rafforzare la segregazione sociale ed economica. In realtà, l’Italia sta già cercando di invertire la situazione, con le nuove lauree professionalizzanti che avranno inizio a partire dal prossimo anno accademico, ma la strada è ancora lunga.
Ciliegina sulla torta, l’ultimo punto del focus si concentra sull’incertezza che circonda le offerte di lavoro. Spesso i posti disponibili rimangono nascosti a chi avrebbe le migliori competenze per lavorarvi, mentre il sistema italiano favorisce chi ha un buon network di conoscenze personale o familiare.