L’Italia ha ancora un problema con l’omosessualità? Fiumi di polemiche per la domanda al test di Medicina. Fedeli: “Inaccettabile, il responsabile venga sanzionato!”
“Quali delle seguenti percentuali rappresenta la migliore stima del verificarsi dell’omosessualità nell’uomo?”. È questa una delle domande che, ieri, 33mila studenti attoniti si sono trovati davanti in occasione del Progress test per corsi di laurea in Medicina e Chirurgia. Un quesito inserito nel gruppo di domande su diagnosi, genetica, malattie e comportamenti da tenere dinnanzi a certe malattie che lascia sinceramente perplessi e che sembra piuttosto uno scherzo di cattivo gusto.
Non era uno scherzo. Forse una provocazione, ma le polemiche sono immediatamente scoppiate e prontissima è arrivata la risposta della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli che, dissociandosi dal quesito, ha chiesto che vengano presi provvedimenti immediatamente. “È inaccettabile che nel Progress test di Medicina sia stata inserita una simile domanda”, ha twittato la Ministra su Twitter, chiedendo che venga immediatamente eliminata e che il responsabile sia sanzionato.
“È francamente incredibile e a dir poco inaccettabile che l’omosessualità sia stata inserita nella categoria delle malattie. Mi auguro che le risposte non siano tenute in considerazione ai fini della valutazione del progresso nell’apprendimento di studentesse e studenti“, continua poi Fedeli che ci tiene, inoltre, a precisare che il Progress Test non ha niente a che fare con l’esame di Stato in Medicina di cui è responsabile il Miur. Dal 2008, infatti, il Progress test viene organizzato dalla Conferenza dei Presidenti dei Collegi didattici dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia delle università italiane con l’obiettivo di monitorare i livelli di acquisizioni delle competenze raggiunte dagli studenti nel corso del proprio percorso universitario.
Ma com’è possibile che una domanda del genere sia stata inserita in un test universitario? La comunità medica, nel 2017, ritiene che l’omosessualità sia una malattia? Sembra impossibile ma i casi in cui l’omosessualità è ancora ritenuta una malattia non sono pochi: proprio a Catania, qualche giorno fa, è venuta fuori la sconcertante notizia che riguarda un ragazzo di 29 anni al quale non è stata rinnovata la patente perché omosessuale.
Come riportato dal quotidiano La Sicilia, infatti, il catanese si è visto rifiutare il documento dopo aver dichiarato di essere omosessuale. Prontamente si è rivolto al giudice di pace e nell’opposizione presentata si legge che, nel corso della visita medica legale, “consapevole delle responsabilità civili e penali per le dichiarazioni false o mendaci, informava il medico esaminatore della propria condizione personale di omosessualità che lo aveva in passato portato a essere escluso per inidoneità all’uso delle armi dal concorso nelle Forze dell’ordine”. Per questo, la Prefettura gli aveva negato il rinnovo del documento: mancati requisiti psicofisici richiesti per l’idoneità alla guida.
Abbiamo, dunque, ancora un problema con l’omosessualità? Che gli italiani non siano ancora un popolo maturo abbastanza per alcuni temi e per comprendere che esistono una miriade di diversità l’avevamo già capito da un pezzo, e ne abbiamo avuto conferma di recente con la questione del regista catanese Sebastiano Riso pestato perché omosessuale. Ma che addirittura le sfere più alte e le istituzioni considerino un orientamento sessuale come una malattia è un fatto di una gravità inaudita che dovrebbe farci tutti riflettere.