Il report della seconda tappa siciliana del tour “L’estate, l’amore e la violenza”, andata in scena venerdì sera all’Anfiteatro Falcone-Borsellino di Zafferana Etnea.
Uno stile ricercato che rende inimitabili il loro sound, i loro testi e di conseguenza anche i loro concerti. Un senso di alienazione che rapisce corpo e mente ed è percepibile solamente a fine live quando, dirigendoti verso la macchina, ti rendi conto che non si tratta più di un viaggio onirico, ma semplicemente della strada che ti riporta alla vita reale. Esagerato? Forse, ma sono queste le prime reazioni post concerto dei Baustelle.
La seconda tappa siciliana del tour “L’estate, l’amore e la violenza” ha avuto come location lo splendido Anfiteatro comunale di Zaffarena Etnea ed è stata organizzata da Puntoeacapo Concerti per la rassegna “Etna in Scena”.
Francesco Bianconi, Claudio Brasini e Rachele Bastreghi vanno in scena alle 21:45 circa, affiancati da Ettore Bianconi (elettronica e tastiere), Sebastiano De Gennaro (percussioni), Alessandro Maiorino (basso), Diego Palazzo (tastiere) e Andrea Faccioli (chitarre). La prima parte della scaletta vede protagonista il nuovo album “L’amore e la violenza”, in un anfiteatro forse un po’ sulle sue ad inizio concerto. Dopo Love e Il Vangelo di Giovanni, è Amanda Lear – con il primo assolo di Brasini – a sciogliere i presenti e le loro ugole abbattendo la quarta parete.
Lo spettacolo prosegue con Betty, l’ultimo singolo estratto dall’album, il rock di Eurofestival (con la Bastreghi in grande spolvero, come per tutto il live tra l’altro), l’inno a “farcela” cantato in Basso e batteria e si arriva sino alla disco de La musica sinfonica, dove la scenografia richiama fortemente gli anni ’80 con luci strobo tipiche delle sale da ballo.
Circa a metà concerto, è il momento interrogazione da parte del buon Bianconi che, a dispetto di quanto dicono i giornali sui Baustelle, tutto sembra meno che triste, snob e pessimista cosmico. Il frontman chiede ai presenti quali sono le canzoni che un cantautore non dovrebbe mai scrivere ed il pubblico zafferanese – preparatissimo – risponde con “Canzoni di Natale” e “Canzoni per i figli”: è l’incipit perfetto per la ninna nanna natalizia Ragazzina che Francesco ha scritto per la propria figlia.
Sonorità pop, folk, rock, elettronica: ce n’è per tutti i gusti, d’altronde il trio di Montepulciano in più di venti anni non è mai scaduto nella ridondanza, anzi è sempre stato aperto al rinnovamento e l’ultimo lavoro ne è la più chiara testimonianza. Con Charlie fa surf ed Un romantico a Milano, il pubblico si lascia andare definitivamente, scollandosi dai gradoni dell’anfiteatro. Gomma e La guerra è finita poi completano il ricordo di un’adolescenza ormai svanita facendo cantare all’unisono tutti i presenti.
Menzione a parte meritano Bruci la città – scritta a suo tempo da Bianconi per Irene Grandi ed anticipata dall’invito del cantante a “Bruciare d’amore, ca***” – e Stranizza d’amuri, cover del maestro Franco Battiato, di ottima fattura grazie anche all’insospettabile buon dialetto di Francesco.
Il canonico bis, acclamato a gran voce dal pubblico, sarà composto dalla nuovissima Veronica n. 2 e da La canzone del riformatorio, uscita nel 2000. Poi, luci accese, standing ovation, inchino e tutti a casa. O meglio, sulla strada di casa, alla ricerca di quell’atmosfera musicale che per più di due ore ha estraniato e che, non trovando ancora dopo vent’anni un’etichetta, conserva la sua unicità nel panorama della musica italiana, e non solo.
Foto di Chiara Lonzi