Inaugurata la scorsa settimana alla presenza del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, battezzata come futuro cuore pulsante della ricerca scientifica catanese e non solo, adesso la Torre Biologica è in piena attività, seppur fosse già operativa da qualche mese.
L’imponente struttura architettonica è costituita da un corpo centrale denominato “Panettone”, attorno al quale si snodano quattro torri di differente sviluppo verticale. La torre centrale è costituita da dodici piani fuori terra, mentre le torri che circondano il Panettone hanno un numero di piani variabile da un minimo di quattro piani fuori terra nella torre Est, a un massimo di dieci piani fuori terra nella torre Nord.
Per capire meglio cosa offre e di cosa si occupa in senso stretto la Torre Biologica, ci siamo confrontati con il Prof. Filippo Drago, direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania: “La Torre Biologica ospita uffici, laboratori ed aule. L’aspetto didattico è fortemente rappresentato. All’interno della struttura abbiamo 7 aule da 200 posti (compresa l’Aula Magna), un’aula da 100 posti, 3 aule da 40 e 5 aule da 25, oltre alle varie aule riunione. Vi sono poi laboratori di notevole rilevanza tecnologica. Al piano terra, al primo piano e al secondo piano si trovano i laboratori del BRIT (centro per la ricerca e l’innovazione in Bio e di Nanotecnologie). Nei piani dal terzo all’undicesimo sono allocati i laboratori del nostro dipartimento BIOMETEC (Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche)”.
“Sono laboratori di grande prestigio – ha aggiunto – che accolgono attrezzature che possono essere considerate uniche in Italia e che consentono di eseguire ricerche di grande rilievo. Sono poi presenti studi di docenti: il BIOMETEC è costituito da 82 docenti e da uno staff tecnico amministrativo che si compone di 32 persone”.
La struttura ospita anche il MEDCLIN (Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale) e C.A.P.i.R. (Center for Advanced Preclinical in vivo Research). Una realtà innovativa, competitiva e multifunzionale, che potrà apportare all’Università di Catania un contributo che si profila davvero notevole. “La Torre Biologica rappresenta un obiettivo di grande prestigio per l’università di Catania, ma anche un punto di partenza – ha dichiarato il Prof. Drago – Il progetto della struttura risale all’epoca del Rettore Latteri che ne approvò il progetto e ne cercò i finanziamenti. C’è stato poi un lungo percorso burocratico amministrativo, seguito dalla fase di costruzione dell’opera. Il futuro è quello di fornire infrastrutture didattiche all’avanguardia. In una situazione come quella che colpisce l’Università di Catania, dove le aule hanno costituito da sempre un grosso problema, la Torre Biologica costituisce un grande passo avanti. Soprattutto per i corsi di laurea in area Medica o Biomedica in alcuni anni, a causa dell’eccessiva numerosità dei nostri studenti, siamo stati costretti a far ricorso addirittura alle Aule Magne di altri dipartimenti come quello di Agraria o di Scienze. Con la Torre Biologica questo problema si risolve finalmente e definitivamente”.
Punta di diamante nel campo delle innovazioni, è forse il BRIT verso il quale si nutrono grandi aspettative. Sito nel corpo principale della Torre Biologica, questo centro dispone di oltre 1000 m2 adibiti ai laboratori di Nanotecnologie e circa 700 m2 per i laboratori di Biotecnologie.
“Il futuro della Torre Biologica – ha concluso il Prof. Drago- è quello di fornire un’impalcatura di carattere tecnologico non solo per la ricerca universitaria, quella promossa all’interno dello stesso dipartimento, ma attraverso il BRIT anche per un tipo di ricerca aperta agli interessi esterni. Come ha più volte ripetuto il Rettore, il BRIT rappresenta il ‘recettore’ degli interessi di entità private che sono dedite alla ricerca e che sarebbero eventualmente interessati ad utilizzate spazi e tecnologie del nostro centro per i loro interessi aziendali. Il BRIT infatti deve mantenersi proprio attraverso questo strumento: l’attrazione di aziende locali ma anche estere che giungono a Catania proprio per svolgere queste ricerche”.