[Best_Wordpress_Gallery id=”194″ gal_title=”Nuovo stadio Catania”] Addio caro vecchio Cibali: il calcio Catania ha da poco meno di una settimana salutato la serie A, chiudendo un bellissimo ciclo fatto di successi sportivi e infrastrutturali durato 8 anni, ma pensa già all’apertura di un ulteriore corso partendo dalla costruzione di un nuovo stadio da 28-30 mila posti. Dopo il “pour parler” dei mesi scorsi sulla realizzazione del nuovo impianto, che dovrebbe ospitare i rossazzurri a partire, si ipotizza, dal 2017, in questi giorni prende di nuovo corpo l’ipotesi della costruzione della struttura. La dirigenza etnea pensa a programmare il futuro e la realizzazione del nuovo impianto, pur apparendo lunga e complicata, rappresenta una priorita’ nei piani del presidente Pulvirenti. Il patron degli etnei lavora al progetto a fari spenti, già dall’indomani dell’inaugurazione del centro sportivo di Torre del Grifo, perchè come ha sempre sostenuto “solo in questo modo si potra’ avere continuita’ di risultati sportivi”.
La Lega serie B, attraverso il Credito Sportivo, mettera’ a disposizione delle societa’ della cadetteria che vorranno costruire uno stadio una cifra che si aggira sui 100 milioni di euro da dividere tra i club che presenteranno validi progetti entro fine anno. E in tal senso i rossoazzurri potrebbero essere agevolati e ottenere una parte di questi fondi. La società di via Magenta ha già individuato l’area acquistando un terreno in contrada Jungetto e l’ingegner Emanuele Stancanelli con i suoi collaboratori, cioe’ coloro che hanno concepito il centro polifunzionale di Torre del Grifo, sono a lavoro sul progetto di uno stadio che si presenti moderno e familiare. Addio alla vecchia pista d’atletica presente al Cibali, il nuovo stadio sarà costruito in maniera diametralmente opposta a quello attualmente utilizzato: sara’ un ‘impianto British’ con le tribune coperte vicino al campo e sviluppate su due anelli, terreno in erba naturale dotato di tutti i sistemi per essere utilizzato con qualsiasi condizione atmosferica; parcheggi, ma soprattutto una struttura fornita dai mezzi pubblici, dalla metro agli autobus, attraverso i quali i supporter etnei potranno e dovranno raggiungere lo stadio, lasciando le auto a casa. Il tutto sarà possibile con un investimento potenziale tra gli 80 e i 100 milioni di euro.
E’ obbligatorio che il progetto raggiunga un equilibrio economico- finanziario, come richiesto dalla legge sugli stadi: questo vuol dire che sono previste delle strutture che facciano da contorno all’impianto, edifici commerciali, ricreative e direzionali. E’ ipotizzabile prevedere una durata dei lavori di due anni. Abbandonata quindi definitivamente l’idea di Librino, il nuovo stadio sorgera’ alla periferia di Catania, ma dal progetto preliminare a quello cantierabile ci saranno ancora tre passaggi burocratici fondamentali. Un iter preciso, come ha stabilito la finanziaria nel decreto sui nuovi stadi, da seguire alla lettera per evitare problemi con la giustizia, come accaduto a Cagliari. Entro il 31 dicembre 2014, nel pieno rispetto di quanto previsto dalla legge di stabilita’ del 2013 sara’ presentato il progetto. Poi partirà il coinvolgimento di ben 15 tra enti e istituzioni che dovranno esprimere parere positivo per la costruzione: dal Genio Civile alla Soprintendenza, dal Comune all’Anas, dall’assessorato regionale al territorio alle Ferrovie, tutti dovranno dare l’ok.
Il comune di Catania dovrà esprimere parere positivo al progetto per due volte, prima di consentire allo stesso di arrivare al Consiglio Comunale. Il consesso civico dovrà dunque votare il cambio di destinazione d’uso del terreno che dovrà essere trasformato da agricolo ad area destinata alla costruzione di impianti sportivi. I tempi sono scanditi dalla legge: positivo o negativo il parere deve arrivare entro 60 giorni. Un progetto che muove capitali, interesse e passione, e che rappresenta anche un’occasione di rinascita per una città che potrebbe avere in questo modo nuove opportunità di lavoro e sviluppo. Obiettivo della società rendere la visione di una partita una festa e non un’impresa, come invece accade oggi.
fonte: Italpress